Ah… dopo circa due secoli di silenzio stampa in cui ho lavorato moltissimo districandomi tra cose urgenti, meno urgenti e urgentissime e in cui voi vi siete sentiti splendidamente liberi dalla mia importuna presenza (ma in cui avete avuto da leggere se non altro un certo libro), eccomi di nuovo a tormentarvi. Come? No. Niente atavici strumenti di tortura. Solo parole, d’altronde non era Twain che diceva (correggetemi se sbaglio) di trovare sciocco perdere sette o otto mesi a scrivere un libro quando per due dollari se ne poteva comprare uno? Ebbene, poiché io mi dedico a questo… cosa potete aspettarvi venendo a curiosare qui se non sciocche sciocchezze e perdite di tempo?
Dunque, in attesa di annoiarvi ancora di più con un post sul fantastico e sull’invenzione che si compone al rallentatore… ecco a voi questo insolito… ehm… estratto ‘giornalistico’ risalente al lontano 1832 che scovai in una vecchia emeroteca durante una ricerca scolastica e dalla quale ho prudentemente rimosso o alterato i nomi, estratto di cui voglio rendervi partecipi (cosa di cui, spero, mi scuserete…).
Titolo: Clamorosa scomparsa! – Un caso oscuro
“Ancora nessuna notizia dello scomparso scrittore X. Y. Zeta, da tutti conosciuto per le sue opere pluripremiate. Visto il suo carattere non semplice, le incessanti critiche rivolte ad altri autori e le sue frasi spesso citate a esempio di alta letteratura, il suo successo lo aveva reso bersaglio dell’odio di molti, dunque la polizia sospetta tutti gli altri scrittori del suo ambiente, nonché la sua austera governante e il suo barbiere. Non è giunta alcuna richiesta di riscatto, né all’Accademia della Farina di Riso, di cui, pure, egli era un fondatore illustre né all’Editore con cui egli collaborava assiduamente né al Club della Cultura Alta e Solitaria che frequentava di tanto in tanto. Nessuno lo ha avvistato in alcun luogo, sebbene il suo volto sia uno dei più conosciuti. L’ispettore Pym, che si occupa delle indagini, sospetta ormai che sia stato vittima di omicidio.
Le ricerche condotte da chi scrive questo articolo sembrano tuttavia aprire una diversa ipotesi d’indagine. Abbiamo infatti ripercorso gli ultimi istanti documentati della fatal giornata dell’Illustrissimo sin dal momento in cui, all’angolo tra via K e via J, cercava di scacciare gli abituali cacciatori di autografi con veemente assicurazione di “non poter consumare le proprie illustri mani per firmare copie dei suoi libri” e riceveva le ormai abituali attestazioni di stima per la propria opera dagli appassionati lettori. Proprio allora uno dei presenti racconta di aver avuto l’impressione che accadesse qualcosa d’insolito. “Il cappello gli è caduto sul naso” riferisce “ma non a causa d’un urto o di uno spintone quanto come se la sua testa si fosse rimpicciolita”. Immaginerete come tale testimone non intenda confermare questa sua impressione di fronte alla polizia. Ad ogni modo questa surreale testimonianza sembra trovare parziale conferma nelle altre tracce lasciate lungo la passeggiata dallo scomparso. Dopo essere entrato in un caffè dove è stato visto scacciare a male parole un giovane autore che gli rimproverava d’essersi impadronito di alcune sue idee di cui gli aveva parlato mesi avanti, il barista riferisce di essere rimasto stupito che l’Illustrissimo avesse la giacca più grande della sua misura di almeno mezza spanna e non arrivasse al bancone come suo solito.
Uscendo dal locale un altro testimone è pronto a giurare che l’Illustrissimo sia inciampato nei propri calzoni, il che lo ha indotto a ridere. X.Y. Zeta lo ha schiaffeggiato con vibranti parole di scherno, ha proceduto lungo il corso V ed è lì che i nostri reporter hanno trovato alcuni dei suoi indumenti indosso a un mendicante. Egli ha raccontato di averli trovati lungo la strada all’altezza del ponte NN, dove, informata la polizia, l’ispettore Pym ha concentrato le ricerche, sospettando che qualcuno, forse proprio il giovane autore che dicevasi defraudato, lo abbia gettato nel fiume. Ciò che tuttavia i nostri reporter hanno sentito dalle labbra del mendicante, per quanto incredibile, merita di essere raccontato ai nostri lettori.
Pur rendendosi conto dell’assurdo, egli sostiene di averlo visto rimpiccinire mentre procedeva verso il ponte da solo, senza degnare di uno sguardo nessuno e brontolando acremente. “Diceva che avrebbe dovuto cambiare città poiché questi stolti provinciali non davano tregua al suo genio e che avrebbe dovuto cambiare cappellaio perché il suo era diventato pazzo, e sarto perché non era possibile usare stoffa così scadente per confezionare i suoi abiti visto che si slargava tanto al minimo movimento” confermava ieri alle nostre domande. Non sapendo nemmeno chi fosse, racconta quindi di averlo visto procedere verso il centro città con ormai le dimensioni di un bimbetto a cui gli occhiali cadevano dal naso in un modo intollerabile. E racconta anche che, poco dopo, seguendolo, lo ha visto ridursi ancora nelle dimensioni e infine scomparire in un borbottio di protesta, lasciando indietro abiti, occhiali e cappello. Confermiamo che l’ispettore Pym, informato delle nostre risultanze, ha trovato effettivamente degli occhiali presso il ponte, coi vetri rotti.
Ai nostri lettori lasciamo la valutazione di questa ricostruzione nella sua totale oscurità, ma invitiamo anche a considerare che l’esagerata immodestia dell’Illustrissimo gli sia stata causa di un restringimento corporeo, quasi a interpretazione letterale di un vecchio modo di dire: la presunzione rende l’uomo piccolo.
Confidando nelle ulteriori indagini dell’ispettore Pym, terremo i nostri lettori informati di qualsiasi novità riguardo alla celeberrima scomparsa”.
PS: Sì, avete indovinato Pym è un omaggio a un ben più famoso e letterario Pym, protagonista di ben altre avventure!!!
Rispondi