…ed eccoci alla terza puntata dell’Orrida e Terrificante Historia dell’Ingegner Morte. Preparatevi dunque ad un viaggio alla scoperta dei segreti, polverosi recessi della Facoltà…
Chi avesse perduto la puntata precedente la può leggere qui.
***
[…] Pinuccio trasecolò, poi eruppe in un grido d’orrore, domandandosi al contempo come potesse aiutare Violetta; vagò per la stanza per qualche minuto come una mosca senza testa e alla fine si decise ad afferrare l’estintore e cominciò a sbatacchiarlo possentemente(oh, poesia, poesia pura!) contro la parete.
Con sua gran sorpresa il muro cedette dopo un paio di colpi (il che lo rincuorò a proposito dei propri muscoli) e un refolo d’aria morta gli colpì il naso. V’era un’umida intercapedine piena di ragnatele, buia e puzzolente dietro al muro, che, come scoprì avvicinandosi e guardandolo meglio, era di cartongesso (il che non mancò di preoccuparlo nuovamente a proposito dei suddetti muscoli).
Ancora confuso e sconvolto, Pinuccio deglutì e, facendo appello a tutto il suo coraggio allargò l’apertura ed entrò nel foro, brandendo l’estintore con aria truce. E mentre procedeva a passi lenti e guardinghi sentì d’un tratto la voce di Violetta provenire da più giù (ma giù dove?).
Il giovin nonché coraggioso Pinuccio perse il lume della ragione.
Dunque era ancora viva?!
Incredibilmente rincuorato corse, cadde dalle strette scale che nell’oscurità s’annidavano, tirandosi l’estintore su un piede e, infine, tutto acciaccato e dolorante, si trovò davanti una solida porta di metallo che non aveva mai veduto.
Una flebile luce gialla illuminava l’andito polveroso e stantio in cui era sì faticosamente giunto e un tremendo suono proveniva da oltre quella porta.
Violetta doveva essere là… pensò il giovanotto, tremando come una foglia. E a quel pensiero si fece forza, trattenne il respiro e tirò la maniglia…
[continua, naturalmente…]
😀 😀 😀
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