Potrei dire: “…e perché no?”
A sorpresa (potete sospirare di sollievo 😉 ) sarò breve.
Prima però voglio sfatare il mito che soltanto scrivere sia una cosa creativa. Anche leggere lo è. Leggendo si immagina, si colma con la nostra personale fantasticheria ciò che non viene detto tra le righe. Si modella un ambiente, si danno volti a personaggi senza che siano stati scelti da altri, si esplorano epoche lontane o possibilità improbabili, ci apriamo all’imponderabile e si vive un’avventura nella quale ciascuno di noi assegna pesi diversi a diverse frasi e avvenimenti, a seconda della propria sensibilità, delle proprie esperienze e dei propri gusti (ovviamente). E se non è una cosa creativa questa…
Ma per venire al punto, forse dovremmo pensare che:
“Il mondo[…] si sta rimpicciolendo in proporzione inversa ai suoi mezzi di espansione; sicché, più aggiungiamo alla sua superficie, più esso si riduce.” – E. Wharton, Introduzione a Storie di Fantasmi, Newton Compton
Il che è vero ancora oggi… Più abbiamo la possibilità e i mezzi per guardare lontano, più è facile parlare con qualcuno all’altro capo del mondo in un battito di ciglia, vedere cosa c’è ai tropici, sapere cosa vi sta accadendo adesso o parlare con un astronauta in orbita intorno alla terra, più forse rimane difficile immaginare altro. La curiosità non si alimenta nell’attesa o durante un viaggio lento e faticoso, viene spenta subito.
Per questo ancor più, secondo me, abbiamo bisogno (e in alcuni casi andiamo a cercare) del fantastico. Ecco perché orizzonti più ampi, frontiere da esplorare, pericoli sconosciuti da affrontare, atmosfere inafferrabili e cose inquietanti e incomprensibili…
Siamo tutti un po’ Ulisse, no?
😀
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