Primo post dell’anno 2012! Prima di tutto quindi buon anno… e poi: questo mese voglio iniziare le mie sparate considerando un argomento che potrebbe risultare utile per gli aspiranti scrittori che visitano ogni tanto questo blog. Gli altri pazientino un po’.
In effetti molti di voi, ultimamente, mi hanno detto che scrivono e mi hanno anche fatto alcuni esempi di come procedono, chiedendomi qualche consiglio…
Ora: non sono la persona più adatta a cui chiedere anche perché dovreste considerare che, soprattutto nei lavori creativi, ciascuno procede come meglio crede e come più si addice al proprio carattere e modo di lavorare. Sono, appunto per definizione, lavori creativi. Che quindi necessitano di un po’ d’inventiva, anche per il metodo usato per procedere e risolvere problemi!
Tuttavia molto spesso quello su cui tutti lasciate cadere l’accento è che quando avete un’idea dovete scrivere tutto ciò che la riguarda immediatamente… divorati da una sorta di fuoco sacro. Alcune scene, l’intero libro… in ogni caso sembra che, forse terrorizzati dal rischio di perdere il filo della vostra idea, siate preoccupati di scrivere tutto e subito più che di come lavorarci su.
Così, con il solo e unico vantaggio di aver ultimato qualche lavoro, e dal mio personalissimo punto di vista (che deve sempre rimanere un punto di vista), vorrei farvi osservare alcuni dettagli sulla lavorazione a cui forse non avete fatto caso. Specializzandoci naturalmente nell’argomento che conosco un pelino meglio. Il fantastico e la scribacchiatura di intrattenimento in generale.
a) A proposito del Fuoco Sacro (alias ‘Unza’)
Bello avere l’ispirazione, eh? Di certo senza non si scrive un libro, neppure viene l’idea, probabilmente. Nemmeno in senso romantico! Però… c’è un però grosso come una casa con l’ispirazione. In genere infatti scrivere un racconto o un libro non è una cosa che possa effettivamente farsi e concludersi in un giorno o in una settimana, sull’onda della suddetta. Nemmeno se trascinati dal fuoco sacro che più sacro non si può! I casi in cui ciò avviene e il lavoro è effettivamente un capolavoro (o almeno un buon lavoro) si contano sulle dita di una mano. E ciò perché, pur con tutte le buone intenzioni del mondo, scrivere richiede tempo e riflessione. Spesso non si può farsi trascinare dall’attimo ‘ideale’ perché non si può dedicare al lavoro tutto il giorno e la notte (ma dovrete pur dormire e magiare e dedicare altro tempo a tipi di occupazioni meno nobili che qui non citerò), altre volte, ancor più spesso, perché se fate tutto e subito rischiate di dimenticare molto.
b) Â E allora come si fa?
Domanda lecita. A volte vi ho parlato delle idee e della storia che avete in mente come di fili di una tela che state tessendo, alla Penelope, insomma; oggi vi chiedo di provare a immaginare che la vostra idea sia una sorta di bulbo (di tulipano, magari). Ora, questa meravigliosa, promettente idea che avete ha scelto proprio la vostra testa e ne siete comprensibilmente fieri. Poiché, come si diceva, il primo elemento per scrivere un racconto o una storia è l’idea di base, avete già uno degli ingredienti fondamentali (oh, ecco un altro paragone… in cucina, stavolta) il che non è poco, credetemi. Ma, ecco il guaio, non basta. Per continuare con l’esempio del bulbo… non ne farete nulla se non lo piantate in terra buona e non gli date la giusta quantità d’acqua. Quello che vi interessa, infatti non è tenerlo allo stato di bulbo tutta la sua e vostra vita, no? Ma farlo sbocciare! Ergo dovete interrarlo nella stagione giusta (nel vostro caso annotarvi tutto) e… aspettare.
c)Â Aspettare cosa…?
Aspettare che metta radici nella vostra testa e che vi trovi il materiale per svilupparsi e germogliare, intanto. Fertilizzandolo con un po’ di domande. Qualcosa che a un racconto fantastico non può mancare in effetti è l’ambientazione. Ora, a meno che non prendiate mondi inventati e creature già immaginate da altri, vi apprestate a mettere su carta (o bit) qualcosa che chi vi leggerà in seguito non conosce affatto e questo rappresenta il primo problema. Dovete creare un mondo che sia rotondo… non un fondale teatrale soltanto, immobile e attraversato dagli attori. Chi legge dovrebbe trovarsi immerso nel libro, il che significa che se guarda davanti vedrà ciò che voi avete messo in primo piano, ma se si volta non dovrà trovarsi sul palco scenico col pubblico alle spalle, ma sempre in quel mondo particolare. Come pure se guarda oltre le spalle degli attori non dovrà avere l’impressione di guardare un fondale dipinto. Questo significa farsi un sacco di domande sulla natura del vostro mondo fantastico o fantascientifico e sulla sua storia e sull’universo di perché certe cose vadano così o cosà . Il che poi non significa dobbiate metterle tutte nel libro… ma serviranno a voi anche per definire personaggi e ambientazioni e reazioni a questo e a quello. Come immaginerete ciò prenderà già tempo di per sé. Molto tempo.
E poi?
Di questo parliamo la prossima volta, che dite? Intanto magari vi ho dato già qualcosa su cui provare a contraddirmi! Alla prossima!
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