Vi sarete certo accorti che quando si parla di fantasy in Italia si finisce spesso per parlare solo di libri per ragazzi, come se il legame fosse naturale (e forse lo è) e non esistessero sul mercato temi fantasy trattati con piglio diverso, per un pubblico adulto (cosa che non è). Vista poi la moda, al momento, per un osservatore distratto fantasy parrebbe significare principalmente paranormal romance (se vi piace la terminologia che divide in angoli monocromatici le librerie) e quindi lettori adolescenti. Ormai sapete la mia opinione in merito, ma non vi ho mai fatto esempi pratici… cosa a cui mi appresto a rimediare se avete voglia di pazientare molto e leggervi un mare di citazioni.
Ecco infatti a seguire una sorta di quiz per voi fatto solo di, appunto, citazioni di brani presi da libri, non solo fantastici o di SF, ma anche di gialli ecc ecc. Si tratta volutamente di brani descrittivi e generici, non punti in cui si descrivono avvenimenti clou, ma punti che normalmente leggereste senza neppure troppa attenzione, magari sbadigliando in poltrona; tuttavia in questi punti che potreste considerare quasi “inutili” (e non lo sono) si vede ugualmente l’indole narrativa di chi li ha scritti. Si capisce il tenore del libro e il perché chi ha curato il testo ha deciso di mantenerli, non di buttarli; ma si capisce anche cosa il pubblico ha gradito, magari inaspettatamente. Si capiscono tante cose.
Bè, chiaramente, la lista che segue è ciclopica (non comprende però tantissimi libri che avrei dovuto e voluto citare, né saghe nonché cose più impegnative) e non posso aggiungere altro perché non finireste più di leggere… se ne avete voglia quindi (se non ne avete saltatele a piè pari, saltate la parte colorata) date un’occhiata alle citazioni, vedete cosa vi piace e perché, poi considerate chi ha scritto il libro, a chi lo ha indirizzato come linguaggio lo scrittore e, perché no, anche l’editore; considerate il successo che ha avuto e che ha oggi (sono tutti libri di successo, vecchi e nuovi che prima o poi, a seconda della vostra età e dei vostri interessi, vi consiglio di leggere), chiedetevi perché piace e considerate come sembra a voi quel modo di raccontare, di per sé, senza considerare la trama, che magari conoscete e magari no. Potreste fare scoperte interessanti se siete giovani lettori o riscoprire cose lette molto tempo fa se non siete più così giovani, ma a voi sta il giudizio. Dall’autore e dal titolo capirete subito se è una lettura adulta o da ragazzi.
Come sempre riporto tutti gli estremi e i dati del libro da cui le citazioni sono prese; magari, essendo nella mia biblioteca da tanto ora ce ne sono nuove versioni, ma li potete trovare comunque!
Il punto è: cosa chiediamo a questi scrittori e perché ci piacciono? E cosa possiamo imparare da loro? Anche dai punti meno indicativi della loro prosa?
“Appena lasciarono le alte siepi a est delle sue terre cintate, volsero a nord e poi piegarono a nord-est. Seguendo i suoi consigli non si diressero più verso la strada principale che portava alla foresta passando a sud del suo territorio. Se avessero passato il valico prescelto in origine, il sentiero li avrebbe condotti a un rivo che scendeva dalle montagne per affluire nel Grande Fiume diverse miglia a sud della Carroccia. In quel punto c’era un guado profondo che avrebbero potuto passare se avessero avuto ancora i pony e sull’altra riva una pista portava ai margini del bosco e all’inizio della vecchia strada della foresta” J.R.R. Tolkien, Lo Hobbit o La Riconquista del Tesoro, Tascabili Bompiani
“Bobby non si rese subito conto delle conseguenze immediate che avrebbe avuto la sua avventura. Il mattino seguente andò a Londra, da un amico che aveva intenzione di aprire un garage e gli aveva proposto di mettersi in società con lui. Due giorni dopo, prese il treno delle undici e trenta per tornare a casa. Lo prese per un pelo. Quando arrivò a Paddington, l’orologio segnava le undici e ventotto. Scese a precipizio le scale, riemerse sul marciapiede n° 3 mentre il treno stava partendo e saltò sul primo vagone che gli passò davanti, incurante delle proteste dei controllori e dei facchini”. Agatha Christie, Perché non l’hanno chiesto a Evans?, Oscar Mondadori
“La tranquilla abitazione del dottor Manette era in un tranquillo cantuccio non lontano dalla piazzetta di Soho. Nel pomeriggio d’una bella domenica, dopo ch’erano passate le ondate di quattro mesi sul processo d’alto tradimento, trasportandolo, quanto all’interesse pubblico e al ricordo, in alto mare, il signor Jarvis Lorry se ne andava per le assolate vie di Clerkenwell, dove abitava, verso la casa del dottore, dov’era invitato a desinare”. Charles Dickens, Le due città, TEN – Tascabili Economici Newton
“Sarebbe dovuto essere molto semplice seguire il felino fino allo sbocco del vicolo, raggiungerlo e, se non proprio catturarlo, almeno tenerlo a bada in attesa che arrivasse la polizia. O non perderlo di vista se non altro. Ma non fu così. In quell’ora di crepuscolo, la visibilità era ancora discreta, pur con la luce tinta di blu. E il tragitto da percorrere era abbastanza breve. Non solo, ma i più audaci tra gli uomini che avevano circondato Kiki, al Globo, si erano lanciati quasi subito all’inseguimento, con Manning in testa” Cornell Woolrich, L’alibi nero, Mondadori – I classici del giallo 7
“Non era molto che stavo seduto quando un uomo di una certa venerabile robustezza entrò, e immediatamente richiudendosi sulle sue spalle la porta sbattuta dalla bufera, una rapida occhiata riguardosa di tutta la congregazione attestò a sufficienza che questo bel vecchio era il cappellano. Sì, era il famoso padre Mapple, così chiamato dai balenieri, dei quali era un grande favorito. In giovinezza egli era stato marinaio e ramponiere ma ormai da molti anni dedicava la sua vita al ministerio” Herman Melville, Moby Dick o la Balena – Traduzione di Cesare Pavese, Adelphi
“Tutte le stanze erano chiuse, come aveva detto la signora Medlock, ma dopo molti tentativi trovò finalmente una maniglia che si muoveva. Ebbe quasi paura quando si accorse che la maniglia girava senza difficoltà e che la porta cedeva lentamente. Era una porta massiccia che si apriva su una grande stanza con dei tendaggi ricamati alle pareti e dei mobili intarsiati. Un’ampia finestra coi vetri a formelle guardava la landa. Sopra la mensola del caminetto era appeso il ritratto di quella stessa bambina pallida che aveva visto nella galleria e che sembrava fissarla con la stessa curiosità” Frances E. Burnett, Il Giardino Segreto, DeAgostini
“Il giorno era ancora giovane quando raggiunsi la fonte. Mi avvicinai cautamente, ma il naso e gli occhi mi dicevano che per fortuna era deserta. Sapevo di non poter contare che rimanesse a lungo così. Era una stazione per carovane. La mia prima azione fu di bere a sazietà. Poi mi concessi il lusso di preparare il mio fuocherello, scaldare un pentolino d’acqua e aggiungere lenticchie, fagioli, grano e carne affumicata. Robin Hobb, Il Viaggio dell’Assassino, Fanucci
“Il giorno dopo riconobbero ovunque i segni di una sorveglianza più stretta. Il professor Vitious stava insegnando alle porte principali a riconoscere Sirius Black da una grossa foto; Gazza andava su e giù per i corridoi a inchiodare assi dappertutto, dalle minuscole crepe nelle pareti alle tane di topo. Sir Cadogan era stato licenziato. Il suo ritratto era stato riportato su al solitario pianerottolo del settimo piano e la Signora Grassa era tornata. Era stata restaurata da mani esperte ma era ancora molto nervosa e aveva accettato di tornare al lavoro solo con la garanzia di una protezione speciale.” J.K. Rowling, Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, Salani
“A una notte di pioggia era succeduta una mattinata radiosa e la distesa della brughiera costellata dai cespugli luminosi delle ginestre in fiore, appariva ancora più bella dopo il grigiore monotono e deprimente dello scenario londinese. Holmes e io camminavamo lungo l’ampia strada bianca respirando l’aria fresca del mattino, godendoci il canto degli uccelli e il fresco profumo della primavera. Dalla cima di una salita al margine di Crooksbury Hill si scorgeva la massa cupa della Hall che spuntava tra le antiche querce che, malgrado la loro età, erano più giovani dell’edificio cui facevano corona”. Arthur Conan Doyle, Il ritorno di Sherlock Holmes – L’avventura della ciclista solitaria, Newton Compton
“Nel pomeriggio il sole prese a batter loro in pieno viso, né c’erano alberi per stare all’ombra. Così al cadere della sera Dorothy, Totò e il Leone erano stanchi morti e dovettero sdraiarsi sull’erba. Si addormentarono, mentre il Boscaiolo di Stagno e lo Spaventapasseri facevano la guardia. Ora, la perfida Strega dell’Ovest aveva un occhio solo, ma questo era potente come un telescopio e riusciva a vedere dappertutto. Così, mentre se ne stava seduta sulla porta del suo castello, voltandosi per caso, vide Dorothy che giaceva addormentata con tutti i suoi amici intorno”. L. Frank Baum, Il Mago di Oz – I Delfini – Fabbri Editori
“Fuori li attendeva un pick-up impolverato, parcheggiato al sole, accanto a una tettoia di lamiera. Il furgone era carico di sacchi di cemento e gli scaffali sotto la tettoia erano vuoti. Jack si tolse la giacca e la posò sul cofano del veicolo. I sacchi erano di carta pesante ma, grazie alla sua esperienza con la squadra delle piscine, lui sapeva che, se li avesse presi con due mani nel mezzo, si sarebbero piegati su se stessi e, di conseguenza, si sarebbero rotti. Avrebbe dovuto posare un palmo sull’angolo e sollevarli con una mano sola. Ciò gli avrebbe anche evitato di sporcarsi la camicia nuova”. Lee Child, Trappola mortale, TEA
“Poi mi avvidi che il giardino si stava riempiendo della Bianca nebbia dell’alba. Sir James stava risalendo l’altura a grandi passi, con in mano una bottiglia e un bicchiere. Gli altri due lo seguivano, sorseggiando il vino. Nessuno di loro parve accorgersi del terrificante stendardo, ma videro benissimo il prato vicino al cancello: la rugiada macchiata di verde e l’erba calpestata nelle impronte scure, nei segni di zoccoli e nelle orme di enormi zampe artigliate. Accorsero e guardarono”. Diana Wynne Jones, La congiura di Merlino, Salani
“Il treno ripartì con uno sferragliamento composto in parti uguali da profondi, laceranti raschi e da cigolii acuti e stridenti. L’intero sistema ferroviario della città di Portland aveva soltanto quindici anni, ma era stato costruito in fretta, con materiali scadenti, nel corso – e non prima – del crollo dell’economia automobilistica. Anzi, proprio a Detroit erano state costruite le carrozze, e, sia per la durata sia per il rumore, denunciavano chiaramente la loro origine. Orr, animale urbano e viaggiatore di metrò, non prestava orecchio allo sconvolgente frastuono, sia perché (malgrado i suoi trent’anni) le terminazioni nervose dei suoi organi dell’udito erano già notevolmente ottuse, sia perché quel fracasso non era altro che il normale accompagnamento sonoro dell’incubo”. Ursula K. Le Guin, La Falce dei Cieli, Nord
“Il ponte levatoio era ancora alzato, bloccando l’accesso, ma alla sua destra, dove il castello si delineava confusamente nella nube di fumo oltre il fiume, il fragore e le grida della battaglia si andavano già attenuando. Beringar avrebbe dovuto attendere ancora prima di potersi dedicare alla ricerca della sua promessa sposa, ma entro un’ora, se aveva bene interpretato i segni premonitori, il ponte sarebbe stato abbassato, consentendogli così di entrare a Shrewsbury. Se ne andò dunque tranquillamente a pranzare. Non c’era fretta”. Ellis Peters, Un cadavere di troppo, TEA
“Sulla strada celere c’era la solita folla: i passeggeri in piedi sui livelli inferiori e quelli con diritto a sedere sui superiori. Un fiume continuo di umanità abbandonava la strada per abbordare i nastri locali o le uscite che, mediante ponti e arcate, immettevano negl’infiniti labirinti dei settori cittadini. Dalla parte opposta un flusso altrettanto continuo di viaggiatori saliva sulla strada sfruttando i nastri acceleratori. C’erano luci infinite: pareti luminose, volte che sembravano sgocciolare una fredda fosforescenza, insegne lampeggianti che attiravano l’attenzione, lo splendore crudo e uniforme delle ‘lucifere’ che indicavano DIREZIONE PER IL JERSEY, SEGUIRE LE FRECCE PER LA NAVETTA DELL’EAST RIVER, LIVELLI SUPERIORI PER I SETTORI DI LONG ISLAND”. Isaac Asimov, Abissi d’Acciaio, Oscar Mondadori
“In un certo senso, così diventava tutto più facile. Coraline entrò nella parodia rosa e verde della sua stanza. Chiuse la porta e la bloccò con la scatola di giocattoli; non avrebbe di certo impedito a nessuno di entrare, ma il rumore che avrebbero fatto se avessero tentato di spostarla l’avrebbe di certo svegliata, o così sperava. I giocattoli nella scatola dormivano quasi tutti ma si girarono nel sonno e mormorarono qualcosa, quindi si riaddormentarono. Coraline controllò sotto il letto per vedere se ci fossero i ratti ma non c’era niente. Si tolse la vestaglia e le pantofole, si mise a letto e si addormentò, senza avere il tempo di riflettere su cosa intendesse dire il gatto quando aveva parlato di una sfida” Neil Gaiman, Coraline, Oscar Mondadori
“Si fermò, mordendosi selvaggiamente il labbro. No, quello era il vecchio sistema. Era il sistema infantile, l’atteggiamento di chi dice ‘punirò il mondo morendo’. Aveva bisogno d’acqua. Nel ditale c’era l’unica acqua disponibile. O riusciva a prenderla oppure sarebbe morto e nessuno sarebbe stato più saggio o più stupido o peggiore per questo. Digrignando i denti, camminò intorno, in cerca di sassolini”. Richard Matheson, Tre millimetri al giorno, Fanucci
“Erano le nove del mattino e il tempo non prometteva nulla di buono. Pencroff strappò dal primo albero due robusti rami e ne fece dei randelli, che Herbert appuntì affilandone un’estremità alla roccia. Ah, che cosa avrebbe pagato per avere un coltello! Per non smarrirsi seguirono la sponda del fiume, spesso ostacolati da rami bassi, da liane o da cespugli spinosi. Era una foresta di conifere, simili a quelle della costa nord-occidentale dell’America, e di stupendi abeti alti fino a cinquanta metri. Purtroppo nessuno produceva frutti commestibili” Jules Verne, L’Isola Misteriosa, DeAgostini Classici.
“L’accelerazione della Shooting Starr cresceva con l’aumento della velocità. Bigman e Lucky erano incollati alle poltrone diamagnetiche e la pressione si esercitava uniformemente sulla superficie dei loro corpi. La concentrazione di ossigeno nella cabina era controllata dai purificatori d’aria sensibili all’accelerazione e consentiva di respirare meno profondamente pur senza rischiare la cianosi. Le tute-g che indossavano entrambi[…]erano leggere e non impacciavano i movimenti, ma sotto la tensione causata dall’aumento di velocità si irrigidivano e impedivano che le ossa, in particolar modo la spina dorsale, venissero danneggiate” Isaac Asimov, Lucky Starr e i pirati degli asteroidi, Oscar Mondadori
“Ma, percorsi i soliti ottanta chilometri, ci sentimmo molto meno su di giri. La notte era stata interminabile, la giornata lo fu ancora di più. Zim ci diede una lavata di testa perché lo schieramento non manifestava un aspetto marziale. Diversi capipattuglia si beccarono una punizione per non essersi fatti la barba nei nove minuti d’intervallo tra il ‘Rompete le righe!’ dopo la marcia e l’’In riga!’ per la rivista. Quella sera molte reclute diedero le dimissioni. Anch’io ci pensai, ma rimasi per via di quegli stupidi galloni che fino ad allora nessuno mi aveva ancora tolto”. Robert A. Heinlein, Starship Troopers, Piccola Biblioteca Oscar Mondadori
“E per un terribile momento Atreiu fu colto dal dubbio che Ygramul lo avesse dopotutto ingannato, perché quando tornò in sé, si ritrovò ancora nel Deserto di Pietra. Si sollevò a fatica. E in quel momento s’avvide che era sì in una selvaggia terra montagnosa, ma del tutto diversa. Il paesaggio pareva fatto tutto di grosse lastre di roccia di un color rosso ruggine, ammucchiate una sull’altra e disposte in modo da formare ogni sorta di singolarissime torri e piramidi. Tra l’una e l’altra il terreno era coperto di erbe e bassi cespugli. Su tutto regnava una calura soffocante. Quella terra era immersa in una radiosa, addirittura violenta luce solare che accecava”. Michael Ende, La Storia Infinita, TEA
“Il vetro colorato non era né vetro né plastica, ma una sostanza spessa e trasparente che al tocco sembrava dura come le pietre circostanti. E la finestra non era composta da una serie di pannelli; i colori roteavano, cambiavano sfumatura, si fondevano e si mischiavano l’uno all’altro come olio sull’acqua. Ho tolto dallo zaino la torcia elettrica, ho toccato un battente e, quando l’alto portale si è mosso verso l’interno senza il minimo attrito ho avuto un attimo di esitazione. Sono entrato nel vestibolo (non c’è altra parola per definirlo) ho attraversato lo spazio silenzioso di dieci metri e mi sono fermato davanti a un secondo muro fatto del medesimo materiale simile al vetro colorato che in quello stesso momento sfolgorava dietro di me e riempiva il vestibolo di una luce densa di un centinaio di sfumature”. Dan Simmons, Hyperion, Fanucci.
“Quando, il mattino seguente, salii sul ponte, l’aspetto dell’isola era del tutto cambiato. Benché la brezza fosse svanita del tutto, avevamo percorso un lungo cammino durante la notte, e ci trovavamo ormai in una zona dove non tirava un alito di vento, a circa mezzo miglio a sud della bassa costa orientale. Boscaglie grigiastre coprivano gran parte della superficie; nella zona più bassa questa tinta uniforme era interrotta da strisce di sabbia gialla e da una quantità di alberi altissimi, della famiglia dei pini, che sovrastavano gli altri, talvolta isolati, talaltra a gruppi, ma in genere il colore era monotono e triste” Robert Louis Stevenson, L’isola del tesoro, BUR
“Quando il sole tramontò, lui si accampò presso la pista e si preparò una cena frugale, ascoltando lo scoppiettio del fuoco, mentre si metteva in bocca il cucchiaio e masticava pensieroso il boccone. Era stata una giornata non diversa dalle altre trenta, con molte fosse uguali e precise scavate nelle ore dell’alba, le sementi gettatevi, l’acqua portata dai canali luccicanti. Ora, con una stanchezza di ferro nelle membra esili, l’uomo giaceva disteso a guardare il cielo scolorar da una tenebra all’altra” Ray Bradbury, Cronache Marziane, Oscar Mondadori.
“Ma i minuti passarono, sempre più lunghi, e nessuno apparve. Non s’udiva un solo rumore. Come se il castello fosse disabitato, e i due uomini che li avevano fatti entrare fossero fantasmi. L’ombra veniva conquistando il salone. Ormai nevicava fitto e faceva sempre più freddo. – Che posto è questo? – mormorò Cristiano guardandosi attorno. Udilla, che aveva fino a quel momento tenuto la destra sulla fronte gelida di ser Galvano, si alzò e disse risoluta: – Vado a vedere”. Mino Milani, Udilla, Fabbri Editori
Bene. Siete ancora lì?
Che idea vi siete fatti delle narrazioni ‘per ragazzi’ confrontate a muso duro con le altre? Detto chiaro da chi scrive libri per ragazzi vi dirò: ha senso basarsi su nette distinzioni ma non si può certo farsi condizionare da questo. Da lettrice posso osservare senza problemi che, già mantenendoci sullo spartiacque ampio e vario del libro di intrattenimento, non si possono non riconoscere le differenze esistenti tra alcuni fantasy (per ragazzi) e altri (non per ragazzi). Non riguardano solo gli argomenti trattati (che qui non sono comparsi) ma il come vengono esposti. Il che ci porta a numerose considerazioni, molte delle quali riguardano le innumerevoli letture fatte da chi li ha scritti, le incalcolabili ore di lavoro passate davanti al foglio/pc, gli innumerevoli anni di ‘apprendistato’ (che, non spiace affatto dirlo, se volete scrivere non finisce mai… mettetevi l’animo in pace. Studiare tanto ci serve per imparare, il che significa farci rendere conto di quanto ancora non sappiamo… ci apre nuove frontiere ma ci costringe a studiare e sperimentare ancora e ancora, quello è il bello).
Quindi forse il punto è… cosa cerchiamo nei libri che leggiamo? E cosa ce li fa categorizzare in un ambito piuttosto che in un altro? Perché, se c’è una strega pensiamo che il libro sia per ragazzi e se c’è un investigatore che sia per ‘grandi’?
In effetti spesso il fantasy viene etichettato così e non c’è da stuipirsene, solo da prenderne atto. Ma ogni libro è definito da qualcosa di cui molti sembrano disinteressarsi e che però passa attraverso la storia e il modo di raccontarla. Lo stile e la profondità dipendono dalla strada che si fa per arrivare al risultato. Scrivendolo e correggendolo: lavorandoci su, insomma. Per chi scrive (perché solo questo aspetto io posso conoscere un po’ meglio) ciò non significa aver letto solo i maestri del genere, ma anche ciò che loro hanno letto ed essere capaci di riconoscere i modelli che li hanno ispirati per poi scegliere in che modo e se farsene ispirare. Romanzi cavallereschi, epos e miti delle più varie culture, nordiche e non, ma anche altro. Storia, ad esempio. Visto poi che ultimamente viene presentata come fantascienza una fetta sempre più alta di quello che a me pare piuttosto ‘fantasy non tolkieniano’, allora possiamo inserire nel discorso anche questo. Se si parla di SF si possono considerare altri punti di approccio – ci sono infinite varianti della SF, dalle ucronie alla fantascienza psicologica e filosofica, se continuano a piacervi le categorizzazioni. A me piace la fantascienza tecnologica, ad esempio, quindi scavare nelle possibilità previste e impreviste dalla scienza ma soprattutto dalla tecnica, dando visioni alternative che si perdono anche in pseudo-dettagli. La ‘documentazione’ quindi sarà ispirata alla ‘tecnica’ e così via. Ma è nel modo di raccontare la storia, qualunque essa sia e da qualsiasi presupposto parta, che si produce la dicotomia tra lettori più o meno specializzati.
A questo punto, dopo tutte le citazioni, ditemi: come può il fantasy o la SF, qui mescolati ad altri generi come il giallo (Christie, Child, Woolrich) o lo storico (anche giallo per la Peters…), essere così tanto riconoscibile dal resto? O declinabile solo nell’ambito ‘ragazzi’? È davvero una speculazione tanto più ‘irreale’ o trovate forse ‘bambinesca’ la descrizione del percorso ne ‘Lo Hobbit’? Se al fantasy si contesta l’improbabilità dell’invenzione, dirò ancora una volta l’ovvio, ma tutta la narrativa è ‘invenzione’. Irreale per definizione. Cerchiamo di renderla ‘attendibile’ e ‘fruibile’ ma è e rimane irreale, un gioco di illusione… Sherlock Holmes non esiste e, all’epoca in cui fu inventato, aveva il sapore di un tipo pittoresco che esaminava il fango e riconosceva più di tot tipi di cenere di sigaro a occhio nudo, identificandone il tabacco. Era irreale esattamente come Beorn o Hugh Beringar. Scrivere la storia di Alessandro Magno ne darà la visione personale da parte dell’autore; non è una fotografia della ‘realtà’. Iserire l’orario di un treno a Paddington non rende il Bobby della Christie più reale. E il sottomarino del Capitano Nemo all’epoca in cui fu descritto era quel che si potrebbe dire SF. Quindi… che gran mescolanza!
Eppure tutti questi personaggi hanno una dignità e una vita propria, ciascuno a suo modo, ed è attraverso le scelte narrative a lungo meditate che ce li hanno fatti conoscere. Le lunghe descrizioni ‘fotografiche’ di Child, i dialoghi serratissimi e ‘teatrali’ della Christie e così via…
Ora: cosa trovate di tanto diverso tra la letteratura per ragazzi ben fatta e il resto? Abbastanza, in alcuni casi, praticamente nulla in altri. Cosa identifica il ‘parco lettori’ di un libro? Quella diversità, che la percepiate coscientemente o meno…
Vale la pena di decidere prima a chi sarà dedicato il libro che state/stiamo scrivendo? A mio parere no. Certo, l’età dei protagonisti spesso è indicativa di quella dei lettori e soprattutto negli ultimi tempi è stato così. Ma non sempre! Bilbo ha 50 anni quando parte per il suo viaggio. Ne l’Isola Misteriosa non c’è alcun ragazzo. E, in alcuni casi, vale anche il contrario! Ragazzi sono in qualche modo protagonisti di storie talmente ‘forti’ da risultare indigeribili per un pubblico giovane e da dover essere affrontate quando si hanno gli strumenti per farlo.
Infine (e se siete arrivati a leggere sin qui siete liberi di sospirare di sollievo) avrete notato che moltissimi libri citati sono esteri. Ebbene… cosa cerchiamo negli autori dei libri che compriamo dall’estero e cosa negli autori dei libri che ci vengono dall’Italia? Sento sempre pareri discordanti. Vero è che qui dall’estero ci arriva solo una scrematura della totale produzione, ma… è possibile che abbiamo criteri di scelta diversi degli uni e degli altri? Li consideriamo diversamente?
E se sì… perché?
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