Amo le navi spaziali o, dovrei dire, l’idea delle navi spaziali che ci siamo fatti sin da quando abbiamo iniziato a gironzolare in orbita intorno alla terra e poi con le sonde verso i pianeti del sistema solare. Pensate che ho ancora una raccolta di articoli dell’epoca della Voyager II! Dico ‘l’idea che ci siamo fatti’ perché, per ora, nessuna nave spaziale regge il confronto con quelle della nostra immaginazione. Niente gravità artificiale, tanto per cominciare e niente possibilità di raggiungere velocità tali da poter rendere possibile in un modo o nell’altro, i viaggi esplorativi tra le stelle.
Ma d’altra parte se nel 1800 aveste detto a qualcuno che adesso saremmo stati in grado di viaggiare abitualmente (e a costi contenuti) in cielo, da un continente all’altro, che avremmo telefonato con i cellulari come niente fosse o che avremmo messo piede sulla Luna, vi avrebbero presi per pazzi da rinchiudere al più presto!
Ad ogni modo, mi piace guardare le stelle, considerare le galassie lontane, gli ammassi di galassie (se volete delle immagini potete scovarle dal link dello Hubble Space Telescope qui a fianco) e ancora di più considerare pigramente quel che accadrebbe se le navi spaziali che immaginiamo fossero possibili, senza indugiare troppo in catastrofismi tutti terrestri a proposito dell’autodistruzione dell’umanità.
Temo di essere banalmente e fondamentalmente ottimista e voglio pensare che riusciremo a superare le sfide che ci poniamo ogni giorno e a capire che il mondo e l’universo di cui facciamo parte è a sua volta una nostra parte. Confido anche che saremo sufficientemente intelligenti (o forse spero solo che non saremo troppo stupidi) da trovare il modo di sopravvivere ai nostri errori e superare le difficoltà. Come abbiamo fatto sin qui e anche se sappiamo che lo faremo solo per trovarcene davanti altre.
La scienza e la fantascienza sono piene di queste sfide.
Tornando quindi alle navi spaziali… da un certo punto di vista, proprio per questo nostro gusto della sfida, so che quelle navi diventeranno in qualche modo possibili e so anche che ciò che per necessità narrative viene semplificato e ‘scientificamente’ un po’ corrotto in un libro o in un film di fantascienza, sarà probabilmente ridicolo quando tutto ciò sarà davvero possibile; ma per allora probabilmente nessuno considererà più le mie navi spaziali e quindi mi posso anche rilassare… 😛
Forse questa mia passione dipende dal fatto che una bella parte della mia vita l’ho passata leggendo pagine di fantascienza e guardando film e telefilm di fantascienza, ma a tutti voi sarà capitato di vederne almeno uno se non di leggere un libro. Non è detto vi sia piaciuto, né è affatto detto che ci fossero navi spaziali! Molta parte della fantascienza, a partire da Dick ma anche Orwell o Bradbury, come pure moltissimi altri autori vecchi e nuovi, lasciano da parte le navi spaziali per affrontare temi più intimi e filosofici sul mutare della natura dell’uomo all’avanzare della tecnologia. Bellissimi libri su cui non ho nulla da eccepire e che amo davvero tanto; però quando io scrivo di fantascienza… bè, finisco quasi sempre per inserire qualche nave.
D’altronde mi hanno sempre affascinato, che si parli delle navi militari di Heinlein in Starship Troopers che si muovono tramite propulsione Cherencov o che si parli della Shooting Star di Lucky o la Far Star di Golan Trevize, entrambe di Asimov; che si parli dei cinematografici e spettacolari caccia stellari di Star Wars o delle Enterprise di varie generazioni televisive, le navi spaziali mi solleticano l’immaginazione. Come accade se leggo dei vascelli che per molto tempo hanno solcato i mari della nostra piccola e sperduta Terra, d’altronde. Quando ce ne andavamo per mare alla ricerca di nuove terre non eravamo meno piccoli e indifesi di adesso se guardiamo lo spazio infinito…
Forse è il mio lato tecnico e tecnologico, ma trasferire in qualche modo navi e vascelli nello spazio mi è sempre sembrato l’ideale per leggere e scrivere storie d’avventura. È un oceano così sconfinato da esplorare… E per di più, su una nave spaziale si può affondare i denti quanto si vuole nell’analisi psicologica dei personaggi perché un luogo simile è un mondo chiuso e isolato… che conduce verso altri mondi. Esterni o interni. Si può parlare di scienza e ‘finta’ scienza, si può gigioneggiare con i classici del passato… si può buttar lì argomenti importanti mascherandoli quasi da scherzi ma ciò che importa è che la fantascienza consente davvero moltissime cose.
Naturalmente a volte questa mia passione non è condivisa, ma finisco per considerare la nave spaziale come un personaggio della storia, anche se non parla. Così, se prima o poi leggerete qualcosa in merito scritto da me, sappiate che probabilmente comparirà una nave spaziale.
Una nave come si deve è come un personaggio come si deve o una trama come si deve, un divertente esercizio di possibilità.
Per fare un’analogia con un genere che al momento piace molto (e di cui mi occupo anch’io), amiamo il fantasy perché ci riporta in qualche modo indietro a un mondo medievaleggiante, anche se spesso non è e non può essere un cappa e spada alla Cavalieri della Tavola Rotonda. Ma se togliamo gli echi di Merlino e della magia degli antichi Maghi e Stregoni cosa resta? In fondo ci resta qualcosa di simile a un romanzo storico ambientato in un periodo ancora oscuro… e cosa c’era di così poetico in una battaglia in campo aperto? Assolutamente nulla se non sangue, sudore, lacrime e morte, anche se a volte leggendo fantasy questo lo dimentichiamo. Insomma, col fantasy ci piace guardare in una sorta di Lanterna Magica, in un tempo inesistente e incantato come se lì la magia potesse risolvere le cose, ma ciò non accade mai. Anzi, la magia stessa crea nei fantasy dei grossi problemi, pratici, etici e non. La guerra e le battaglie più varie finiscono sempre per essere un elemento di intelligenza e di strategia, non di bellezza ‘estetica’. Ebbene, la strategia ha molti modi per essere applicata.
Gli stessi argomenti che affrontiamo nel fantastico possono essere affrontati dal punto di vista della tecnologia e della fantascienza ma soprattutto quello che guardare avanti ci consente in modo più interessante è vagliare possibilità.
Dovrebbe piacerci guardare avanti! Immaginare e sognare il nostro domani, traendo magari ispirazione da com’è stato il nostro ‘ieri’. La fantascienza dovrebbe incuriosirci perché come bambini vogliamo sapere cosa accadrà e siamo fiduciosi in un domani migliore ma in cui in qualche modo ritroveremo ancora gli uomini, con gli stessi problemi che abbiamo oggi e che avevamo nell’anno 1000. La perfezione dell’uomo consiste proprio nello scoprire le proprie imperfezioni, diceva (vado a memoria e potrei sbagliare) Sant’Agostino. Si potrebbe aggiungere e nel correggerle se non fosse che non è così semplice come sembra a parole.
E poi di sicuro non si può far nulla se prima non le si scopre…
Per quello che mi riguarda ciò che ho scritto e scriverò di fantascienza probabilmente rimarrà solo a mio uso e consumo, ma mi piacerebbe poter avvicinare di più questo genere ai lettori di ogni età senza alcuna pretesa se non quella di divertire…
Così vi invito a provare ad assaggiare un po’ di sana, vera e intramontabile fantascienza leggendo quelle meraviglie che Asimov, Heinlein e i grandissimi autori del genere hanno scritto, che trovate nelle librerie e nelle biblioteche e che troverete anche per gli anni a venire. Classici da non perdere, ciascuno nel loro mondo e nel loro spazio.
😀
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