Il succo della questione, mi piace pensare, è che ci si sente sempre un po’ sperduti. Quindi disegnare una mappa aiuta. Una mappa dà la sensazione del potersi arrangiare da soli ed è fatta per questa ragione. Altrimenti dovremmo servirci di guide e accompagnatori… dipendere da altri.
Una mappa è segno di indipendenza, in qualche modo. E di conoscenza. Ci fa muovere restando fermi. Ti fa pensare: “Ah! Ecco com’è fatto il mondo! Ed ecco dove sono io ed ecco dove abita la mia amica Ermengarda”. Oppure ti fa pensare: “siccome devo andare là, questa è la strada più breve mentre questa sembra la più conveniente visto che devo fermarmi dal fornaio!”
La mappa, insomma, serve a dare dei punti di riferimento. Per questo in un racconto fantasy spesso è ancor più importante.
Un mondo fantastico ‘classico’, infatti, è del tutto sconosciuto al lettore e una mappa permette di sorvolarlo con gli occhi della mente, immaginando con maggiore forza montagne, fiumi, laghi ecc anche là dove il sentiero descritto nel libro non passa; inoltre… è difficile trovare qualcuno a cui le mappe non piacciono, almeno dal mio punto di vista. Non è certo obbligatorio inserirne in un libro fantasy, ma è vero che spesso se ne trovano e per due ragioni: quanto meno sono belle e solleticano gli occhi; e ancor più, quando sono sufficientemente dettagliate, incuriosiscono.
Ma andiamo con ordine.
Mondi, si diceva. E appena si pronuncia questa parola nella mia testa si forma un grande guazzabuglio di possibilità. Anche solo ispirandosi liberamente alle cosmologie e alle cosmogonie dei popoli della terra, abbiamo un visibilio di opportunità.
Tolkien ha tratto ispirazione dalla Terra di Mezzo della tradizione nordica, Midgard, la parte del mondo abitata dagli uomini; Pratchett per il suo Mondo Disco si è ispirato a un antico mito. E ci sono molti altri esempi e molte visioni del mondo da cui potremmo trarre ispirazione. La geografia di questi luoghi sarà inventata, naturalmente, come lo era quella del mondo visitato da Gulliver o da Alice, come lo era quella di Narnia e come lo è anche (parzialmente o del tutto) quella della Wynne Jones o della Rowling; in ogni caso, quella geografia è legata a natura del luogo e a usanze e credenze che lì hanno visto origine.
Un mondo fantastico infatti non è un luogo casuale in cui vivono i Nani o gli Gnomi o Draghi e Streghe, è un nucleo molto complesso da gestire, modificato da quelle stesse creature, scelto da loro per abitarvi o dove esse sono state relegate. E con sé quelle creature avranno portato credenze, usi, costumi, lingue e, in conseguenza, toponomastica proprie.
Quindi, anche se a quel mondo volessimo far fare solo da pallido sfondo, bisognerebbe comunque averne un’idea piuttosto precisa perché altrimenti quando si arriva a scrivere cominciano a presentarsi certi fastidiosi… buchi logici. Che si rivelano voragini se non si ha la pazienza di cercare di evitarli prima e di colmarli e rammendarli via via che si producono. Come per i giornalisti ci sono le cinque W (ovvero le cinque domande fondamentali a cui rispondere scrivendo un articolo) anche per chi scrive un libro fantasy occorre rispondere alle stesse domande… Chi? Cosa? Dove? Perché? Quando?
Descrivere un mondo fantastico significa descrivere un luogo che nessun altro conosce a parte i protagonisti della storia, o talvolta neppure loro e quindi, se si fa un buon lavoro, si crea nel lettore curiosità su quel mondo. Il che genera domande a cui bisogna rispondere, con poche semplici pennellate o con dettagliati affreschi, questo sarà alla discrezione e al gusto di chi scrive.
Per renderci conto di quanto possa essere complesso gestire una cosa simile, potrei suggerirvi di guardare le cose da un punto di vista simil-antropologico, anche senza specializzarvi potreste guardare documentari su popoli lontani e tradizioni antiche. Guardare alle cosmogonie e cosmologie di altre culture e trovarvi ad immaginare un mondo, ad esempio, che si sviluppi intorno ad un albero che unisce il mondo sotterraneo, quello terrestre e quello celeste; vederlo invece come una montagna circondata da acqua e da isole alternate a catene montuose, sull’orlo del quale si muovono sole e luna e vento; vederlo come un numero impressionante di livelli sovrapposti di isole, ognuna delle quali ha abitanti diversi… o di strati, come per una torta farcita. Ritenere che l’asse del mondo sia un fiume e pensare che le stelle sostengano il cielo, come una sorta di puntine da disegno… insomma, le tradizioni a cui si può guardare sono moltissime e le ispirazioni altrettante. Una mappa è solo l’ultimo passo nella rappresentazione di un mondo e quanto più è accurata tanto più chi l’ha disegnata ha dovuto rispondere alle domande che si era fatto…
Spesso pensiamo che ci si possa limitare a prendere il nostro mondo, in epoca più o meno medievale, inserirvi un tocco di magia, qualche creatura mitologica o inventata, incollare sulla mappa un paio di sciabole incrociate (segno inequivocabile di vecchie battaglie) e che il gioco sia fatto. Ma anche se intendiamo produrre un fantasy alla Merlino/Artù la cosa si dimostra sempre più sottile e complessa di quel che chi tenta l’impresa pensava inizialmente…
Anche per questo una carta dei luoghi aiuta, soprattutto lo scrittore che s’è imbarcato nella follia di descrivere un mondo alternativo. Nel gestirla infatti occorre passare attraverso molti se e molti ma e, pur se follia, la nostra dovrebbe essere quanto più lucida possibile!
In ognuno di quei mondi fantastici una sorta di ‘geologia del buon senso’ impedirà di porre un deserto in mezzo a una foresta pluviale (salvo l’avere ragioni magiche che vanno comunque spiegate) e così via. Ma troveremo sulle mappe anche vecchie vie, usate per commerci o messaggeri, guerre, contrabbando e conquiste… costruzioni adibite a particolari usi, villaggi, città, fortezze e muraglie; punti di ritrovo saranno l’acqua, la terra fertile, le miniere, le foreste e le sorgenti di magia(se ve ne sono)… tutto avrà un suo scopo anche solo sulla mappa. O lo avrà avuto in tempi antichi (in termini di storia interna di quella terra, nella quale, come in ogni luogo, la pioggia e il vento hanno mutato il paesaggio, il mare ha eroso le coste ecc ecc).
Ma lo stesso modo in cui si disegna la mappa, tracciandone uno schema simbolico simile a quello di un tesoro nascosto dai pirati (con indovinelli, croci, trappole e passi contati) oppure che appare un ritratto medievaleggiante di un territorio (ispirato a vecchie carte geografiche), ci darà subito l’idea di quale fantasy abbiamo per le mani. Potremo dare un’idea precisissima dei km percorsi e potremo invece puntare l’indice sull’impressione della fatica del viaggio e dei pericoli sconosciuti inserendo draghi e mostruose creature, aiutandoci magari con una scritta simile all’hic sunt leones che riempiva un tempo le terre inesplorate dell’Africa. Per inserire dettagli di viaggio potremo cercare di conoscere meglio le caratteristiche dell’esercito romano per sapere come si muoveva ma anche per avere un’idea più precisa del nostro esercito fantasy oppure guardare alle compagnie di ventura, perché no? Potremo studiare come facevano ad essere precisi gli arcieri a cavallo, quanto tempo impiegava un messo per raggiungere A da B, come si diventava guerrieri ai tempi di Carlo Magno e come si costruivano fortezze e templi, e poi solo in seguito, quando ci troveremo a guardare la mappa, quello che vedremo sarà una ricostruzione di tutte queste cose. Da cui non traspariranno le caratteristiche reali del viaggio dei nostri eroi né i mutamenti del territorio rispetto al tempo a cui la mappa risale e così via, perché per quello servono tutte le pagine scritte a seguire…
Tuttavia troveremo abbastanza del mondo fantasy da incuriosirci e ciò perché mondi e mappe sono interdipendenti. Come lo sono personaggi e mondi.
Per questo secondo me, descritto il personaggio, è lui che porterà il suo mondo con sé. Basta sapere ascoltare ciò che lui ci vuole raccontare e voler ‘perdere tempo’ a osservare lui e quel mondo. Porsi un bel po’ di domande, cercare di rispondere in modo soddisfacente o, se non altro, cercare di non contraddirsi… per il resto, come sempre, dipende dai gusti!
Il diavolo si annida nei particolari, dicono, e tutti gli errori, temo, restano degli autori!!!
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