Cose da fare

Probabilmente vi sembrerò noiosa ma siccome in questi giorni sto lavorando a una storia in cui la guerra (una guerra ispirata a quelle antiche) ha una parte decisiva, vorrei ribadire l’importanza di una cosa che anche gli scrittori di fantastico hanno da fare: documentarsi.

E, anche se la cosa passa spesso sotto il nostro naso senza che ce ne accorgiamo, molto accuratamente!

Naturalmente non sto parlando di scrivere un romanzo storico, per cui non sono le date ad essere rilevanti ma lo è qualcosa di ancor più importante, forse, ovvero ‘usi e costumi’. Tutti quei modi di vivere, combattere, commerciare e, perché no, sopravvivere collegati al nostro passato. Anche cose che a noi non sono toccate, come combattere spada in pugno… il modo di farsi guerra in effetti è cambiato nei secoli, insieme agli uomini, e quindi occorre farsi una idea precisa di cosa si vuole dire e come.

Non intendo essere presuntuosa, per carità. Insomma, nonostante la documentazione non so quanto riuscirò ad essere accurata nel comporre il mio ‘quadro fantastico’, tuttavia sono più che certa che il progetto sarebbe del tutto illeggibile se mi fermassi alla pallida descrizione di un bastione o delle spade che cozzano.

Se vuoi raccontare qualcosa di inesistente, d’altra parte, il modo migliore è circondarlo di cose realmente esistite o quanto meno palusibili… le invenzioni appariranno così un po’ più credibili. O almeno io la penso così.

E dunque siete fortunati! Per oggi vi risparmierò altre lungaggini per tornare ad affaccendarmi (e districarmi) tra le informazioni, le storie antiche, le testimonianze e i miei papiri.

Vi lascio però con due versi (in tema) da un poema antico che amo molto, anche se in Italia non è così conosciuto:

“[…]Così tutta la vita

darò battaglia, finché resisterà questa spada,

che già tante altre volte, prima e dopo di allora,

mi ha fatto compagnia[…]” dal Beowulf, a cura di Ludovica Koch, Einaudi.

Alla prossima!

😀

4 risposte a “Cose da fare”

  1. Lo sai su cosa io, ogni volta, devo stare giorni a riflettere? I numeri. Due numeri in particolare:
    1)I numeri dell’esercito. Es. ma tutto il mio bel reame, comandato da perfidi individui, di quanti uomini può disporre?
    2)I numeri in senso geografico: in questa caspita di cartina, il mio omino (che è proprio piccolino, in effetti, viste le dimensioni della mappa..) quanto cavolo di tempo impiegherà dall’andare da qui a qui? *assume espressione dubbiosa e (falsamente) astuta*. 🙂
    Ecco, meglio non fare strafalcioni, quando si parla di numeri, ed io ogni volta immancabilmente ne faccio.

  2. Vero, però bisogna guardarsi anche da un eccessivo realismo se si scrive per un pubblico molto giovane.
    Comunque se vuoi leggere un bel libro in cui il “combattere spada in pugno” è fedelmente descritto, allora ti consiglio Religion di T. Willocks. 🙂

  3. @ Val: Eh, già. Ma la cosa più importante secondo me è che in realtà la documentazione non serve per infierire sui lettori con dettagli ridondanti ma per rendere fedele un quadro interno della storia. Insomma, l’idea principale è che le informazioni ti dovrebbero passare sotto il naso senza che te ne accorga… queste sono cose che, se sono curate, diamo per scontate ma che altrimenti stonano. O almeno dovrebbero… il problema più ostico, come sempre, è riuscire a fare una buona descrizione senza diventare pedanti! Aita!
    Ovviamente poi, per i lavori per lettori più giovani hai perfettamente ragione, in Cornelia difficlmente troverai dettagli crudi di una battaglia. Ma se scrivo per lettori più grandicelli (come nel caso della mia ironica Sci-Fi o del cupo Fantasy classico o come nel caso a cui sto lavorando, dovrei poter dire un po’ di più… no?)

    A tal proposito:

    @Mimmi: Bè… chi non fa, certo non falla, non si dice così? Lo so. I numeri possono mettere un po’ in imbarazzo, anche perché spesso le proporzioni in una battaglia a terra sono ingannevoli, ragion per cui quello che più conta è il dettaglio rispetto al personaggio, alle armi a disposizione e… a un miliardo di altri particolari ;-). Una panoramica però è doverosa e se si sbagliano ‘le misure’, addio equilibrio! Sulle mappe hai ragione 😀 !
    Il fatto è che disegnandone da tanto tempo credo di averci fatto un po’ di osso. Anche se gli errori si sprecano (ahimè, qualcosa sfugge ai non cartografi), è pur sempre vero che un legionario romano riusciva a coprire, a piedi, una considerevole quantità di km ogni tot ore e con un carico non certo esiguo sulle spalle. Inoltre spesso non è necessario inserire esplicitamente nel testo la quantità di km/miglia o simili (anche se serve saperlo a chi scrive e magari si può inserire la proporzione nella mappa). E che va considerato se ci si muove a piedi, a cavallo, se si passeggia o si va a passo sostenuto, al galoppo e così via. Inoltre, perché no, occorre sapere anche se si parla di uomini, di nani, di ragazzi o di altre ‘categorie’ perché il ‘passo medio’ potrebbe essere diverso; e dal territorio, perché si può avanzare più rapidamente su un terreno sgombro, ma più lentamente in altre condizioni di suolo, di tempo atmosferico e… insomma, le variabili sono sempre tante e bisogna approssimare ma non troppo
    Per fortuna che documentarsi è divertente! 😀 😀 😀

  4. Bello il verso !
    In fondo hai ragione,qualcosina di reale ci deve essere.
    Ciao a tutti e a presto !

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