Che strano trovarsi a parlare di questo argomento… soprattutto in un blog, in cui si ha l’impressione di cianciare da soli come se fossimo affetti da schizofrenia e di parlare all’altra personalità che alberga da qualche parte nel nostro cervello! Va bene, vengo al dunque… avete mai fatto caso quanto generalmente al cinema siamo portati ad associare il bello al buono ed eroico personaggio? Ci viene istintivo. A volte persino un attore/attrice non proprio bello secondo canoni classici ci sembra tale se nella pellicola è un eroe. E così mi sono chiesta: nei libri succede lo stesso o no?
La domanda è strana, perché a parte tutte le solite cose che si possono dire, in ambito cinematografico è quasi una necessità avere un eroe bello oltre che buono. Insomma, se non è proprio bellissimo sarà almeno piacente o significativo… ecco. Dovrà bucare il video. Insomma, niente di diverso dall’antica Grecia con le varie concezioni di bello indi buono.
In un libro la cosa è più strana. Più sottile, forse.
Nel mio caso anche se mi dilungo sui dettagli fisici del/della protagonista non mi metto certo a decantare le lodi della sua divina beltade. Non ci penso nemmeno quando scrivo, ma anche se ci pensassi la troverei una cosa stonata. Per quel che riguardava Cornelia, ad esempio, l’ho descritta e immaginata come una ragazzina come le altre, non mi sono soffermata a dire che era bella. Mi sarebbe sembrato fuori luogo. Ma soprattutto… la cosa importante è che non è la bellezza la ragione per cui lei sta nel libro.
Per quel che riguardava la Scacchiera Nera poi… Ryan parla di sé direttamente e se gli avessi fatto dire ‘quanto son bello’, a parte il fatto che non sarebbe stato più lui, avrei provocato forse solo una salva di risate scomposte per l’effetto alla Fonzie. Ehi…
E così guardandomi intorno mi rendo conto che anche per gli altri personaggi che ho pescato nell’’Universo delle Storie’ (e che spero un giorno conoscerete) non mi soffermo praticamente mai su questo aspetto, almeno non nei termini soliti… eppure, magari, se prendessi uno a uno ciascuno dei miei lettori, mi direste che, caspita, sì, Ryan è un belloccione e sì che Cornelia è una bella ragazzina!
Viene naturale pensarli belli perché ci piacciono di più dei bei protagonisti, così ci lustriamo pure l’occhio mentale, mentre leggiamo il libro. E perché abbiamo al libro un approccio cinematografico. Ma cosa intendiamo per bello?
Insomma, non a tutti piacciono le stesse cose e le stesse persone (per fortuna, eh!) e non sono un’assertrice dell’assoluto. Mi piacciono anzi le sfumature, l’indigo ovvero l’indaco… il colore indefinito tra azzurro e violaceo, il colore del crepuscolo.
Insomma, ci sono persone fisicamente perfette e molto belle eppure… belle per niente. Dal mio punto di vista la parola bello comprende un significato nascosto… qualcosa di cui non ci accorgiamo e che scorre tra la pelle e le ossa, che compare nello sguardo della persona che abbiamo davanti o nel suo sorriso, come pure traspare tra le righe di un libro. La bellezza è un concetto molto più complesso di una semplice accozzaglia di perfetti lineamenti o di un fisico scultoreo. Certo è anche quella, ma non solo.
Quando leggiamo ci immaginiamo spesso il buono della storia pure bello e solo perché le due cose nel nostro cervello si uniscono in automatico, ma a volte il bello è pericoloso, sciocco o infido… insomma, il succo del discorso è che se non ci avete mai fatto caso: se si vuole un protagonista brutto, occorre dirlo con molti dettagli, mentre se è normale la gente penserà che è bello, comunque. Bello, oltretutto, secondo i propri canoni. Se invece è bello e mi dilungo a descrivere quanto sia bello cadrò invariabilmente nel lezioso, noioso e pedante.
Ugualmente per il buono. In un film a mio parere la parte del buono per un attore è molto più difficile di quella del cattivo. Un cattivo può calcare, un buono cade nel banale. E così, anche e soprattutto in un libro, il buono deve mostrarsi tale per azioni, comportamenti e pensieri. In un testo non si può dire solo: ‘ehi, lui è il buono, l’eroe della situazione. Non sbaglia mai’ e accontentarci di questo.
Non credo alla gente che non sbaglia mai, nemmeno nei libri, e poi il lettore penserà sì che ha davanti un buono e bello ma lo relegherà in una casella di scarsa importanza, fino a farlo diventare una sorta di macchietta. Saprà sempre cosa aspettarsi da lui/lei, rendendolo inutile nella struttura di un racconto.
Tornando a me… non sapete cosa farà Ryan perché nemmeno lui lo sa. Questo ve lo rende un po’ indecifrabile nonostante vediate nero su bianco i suoi rimuginii… e per questo, a mio parere, è tutto sommato interessante. Questo ce lo rende(o dovrebbe rendercelo) vicino.
Chi di noi sa esattamente al mattino quando si alza come risponderà alla tale spigolatura o alla talaltra battuta? Chi di noi sa se fidarsi o no di una persona che conosce appena? Se passerà o no al tale esame anche se ha studiato?
E allora… quanto conta l’istinto e quanto la volontà? Il nostro ‘eroe’ sarà buono fino in fondo o no? E sarà bello in quel suo ‘complesso modo particolare’ che lo rende unico?
Perché come dicevo non ho descritto fisicamente Ryan e se vi chiedo ‘come lo immaginate voi?’ ognuno ne darà la propria visione… con buona pace degli altri. Nessuna sarà più giusta o sbagliata delle altre. Magari qualcuno se lo immagina basso e qualcuno alto, qualcuno biondo altri moro. Alcuni lo vedranno di colore, ispanico o con gli occhi a mandorla… dopo tutto negli USA c’è una gran varietà di caratteristiche fisiche, no? E il fatto che suo nonno fosse russo non è che un minuscolo tassello. La gente si mescola…. insomma, nessuna visione sarà più giusta delle altre. La mia lo sarà, solo per presunzione dell’autore, se intervengo nel testo e vi dico di che colore ha occhi e capelli e incarnato. Ma se non lo dico starà a voi e alla vostra fantasia… e questo è importante perché ci dice una cosa: la bellezza di un libro rispetto ad un film è il privilegio che lascia di immaginare con la propria testa.
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