Confronti Utili

Vi sarete certo accorti che quando si parla di fantasy in Italia si finisce spesso per parlare solo di libri per ragazzi, come se il legame fosse naturale (e forse lo è) e non esistessero sul mercato temi fantasy trattati con piglio diverso, per un pubblico adulto (cosa che non è). Vista poi la moda, al momento, per un osservatore distratto fantasy parrebbe significare principalmente paranormal romance (se vi piace la terminologia che divide in angoli monocromatici le librerie) e quindi lettori adolescenti. Ormai sapete la mia opinione in merito, ma non vi ho mai fatto esempi pratici… cosa a cui mi appresto a rimediare se avete voglia di pazientare molto e leggervi un mare di citazioni.

Ecco infatti a seguire una sorta di quiz per voi fatto solo di, appunto, citazioni di brani presi da libri, non solo fantastici o di SF, ma anche di gialli ecc ecc. Si tratta volutamente di brani descrittivi e generici, non punti in cui si descrivono avvenimenti clou, ma punti che normalmente leggereste senza neppure troppa attenzione, magari sbadigliando in poltrona; tuttavia in questi punti che potreste considerare quasi “inutili” (e non lo sono) si vede ugualmente l’indole narrativa di chi li ha scritti. Si capisce il tenore del libro e il perché chi ha curato il testo ha deciso di mantenerli, non di buttarli; ma si capisce anche cosa il pubblico ha gradito, magari inaspettatamente. Si capiscono tante cose.

Bè, chiaramente, la lista che segue è ciclopica (non comprende però tantissimi libri che avrei dovuto e voluto citare, né saghe nonché cose più impegnative) e non posso aggiungere altro perché non finireste più di leggere… se ne avete voglia quindi (se non ne avete saltatele a piè pari, saltate la parte colorata) date un’occhiata alle citazioni, vedete cosa vi piace e perché, poi considerate chi ha scritto il libro, a chi lo ha indirizzato come linguaggio lo scrittore e, perché no, anche l’editore; considerate il successo che ha avuto e che ha oggi (sono tutti libri di successo, vecchi e nuovi che prima o poi, a seconda della vostra età e dei vostri interessi, vi consiglio di leggere), chiedetevi perché piace e considerate come sembra a voi quel modo di raccontare, di per sé, senza considerare la trama, che magari conoscete e magari no. Potreste fare scoperte interessanti se siete giovani lettori o riscoprire cose lette molto tempo fa se non siete più così giovani, ma a voi sta il giudizio. Dall’autore e dal titolo capirete subito se è una lettura adulta o da ragazzi.

Come sempre riporto tutti gli estremi e i dati del libro da cui le citazioni sono prese; magari, essendo nella mia biblioteca da tanto ora ce ne sono nuove versioni, ma li potete trovare comunque!

Il punto è: cosa chiediamo a questi scrittori e perché ci piacciono? E cosa possiamo imparare da loro? Anche dai punti meno indicativi della loro prosa?

Appena lasciarono le alte siepi a est delle sue terre cintate, volsero a nord e poi piegarono a nord-est. Seguendo i suoi consigli non si diressero più verso la strada principale che portava alla foresta passando a sud del suo territorio. Se avessero passato il valico prescelto in origine, il sentiero li avrebbe condotti a un rivo che scendeva dalle montagne per affluire nel Grande Fiume diverse miglia a sud della Carroccia. In quel punto c’era un guado profondo che avrebbero potuto passare se avessero avuto ancora i pony e sull’altra riva una pista portava ai margini del bosco e all’inizio della vecchia strada della foresta” J.R.R. Tolkien, Lo Hobbit o La Riconquista del Tesoro, Tascabili Bompiani

Bobby non si rese subito conto delle conseguenze immediate che avrebbe avuto la sua avventura. Il mattino seguente andò a Londra, da un amico che aveva intenzione di aprire un garage e gli aveva proposto di mettersi in società con lui. Due giorni dopo, prese il treno delle undici e trenta per tornare a casa. Lo prese per un pelo. Quando arrivò a Paddington, l’orologio segnava le undici e ventotto. Scese a precipizio le scale, riemerse sul marciapiede n° 3 mentre il treno stava partendo e saltò sul primo vagone che gli passò davanti, incurante delle proteste dei controllori e dei facchini”. Agatha Christie, Perché non l’hanno chiesto a Evans?, Oscar Mondadori

“La tranquilla abitazione del dottor Manette era in un tranquillo cantuccio non lontano dalla piazzetta di Soho. Nel pomeriggio d’una bella domenica, dopo ch’erano passate le ondate di quattro mesi sul processo d’alto tradimento, trasportandolo, quanto all’interesse pubblico e al ricordo, in alto mare, il signor Jarvis Lorry se ne andava per le assolate vie di Clerkenwell, dove abitava, verso la casa del dottore, dov’era invitato a desinare”. Charles Dickens, Le due città, TEN – Tascabili Economici Newton

 “Sarebbe dovuto essere molto semplice seguire il felino fino allo sbocco del vicolo, raggiungerlo e, se non proprio catturarlo, almeno tenerlo a bada in attesa che arrivasse la polizia. O non perderlo di vista se non altro. Ma non fu così. In quell’ora di crepuscolo, la visibilità era ancora discreta, pur con la luce tinta di blu. E il tragitto da percorrere era abbastanza breve. Non solo, ma i più audaci tra gli uomini che avevano circondato Kiki, al Globo, si erano lanciati quasi subito all’inseguimento, con Manning in testa” Cornell Woolrich, L’alibi nero, Mondadori – I classici del giallo 7

Non era molto che stavo seduto quando un uomo di una certa venerabile robustezza entrò, e immediatamente richiudendosi sulle sue spalle la porta sbattuta dalla bufera, una rapida occhiata riguardosa di tutta la congregazione attestò a sufficienza che questo bel vecchio era il cappellano. Sì, era il famoso padre Mapple, così chiamato dai balenieri, dei quali era un grande favorito. In giovinezza egli era stato marinaio e ramponiere ma ormai da molti anni dedicava la sua vita al ministerio” Herman Melville, Moby Dick o la Balena – Traduzione di Cesare Pavese, Adelphi

Tutte le stanze erano chiuse, come aveva detto la signora Medlock, ma dopo molti tentativi trovò finalmente una maniglia che si muoveva. Ebbe quasi paura quando si accorse che la maniglia girava senza difficoltà e che la porta cedeva lentamente. Era una porta massiccia che si apriva su una grande stanza con dei tendaggi ricamati alle pareti e dei mobili intarsiati. Un’ampia finestra coi vetri a formelle guardava la landa. Sopra la mensola del caminetto era appeso il ritratto di quella stessa bambina pallida che aveva visto nella galleria e che sembrava fissarla con la stessa curiosità” Frances E. Burnett, Il Giardino Segreto, DeAgostini

Il giorno era ancora giovane quando raggiunsi la fonte. Mi avvicinai cautamente, ma il naso e gli occhi mi dicevano che per fortuna era deserta. Sapevo di non poter contare che rimanesse a lungo così.  Era una stazione per carovane. La mia prima azione fu di bere a sazietà. Poi mi concessi il lusso di preparare il mio fuocherello, scaldare un pentolino d’acqua e aggiungere lenticchie, fagioli, grano e carne affumicata. Robin Hobb, Il Viaggio dell’Assassino, Fanucci

Il giorno dopo riconobbero ovunque i segni di una sorveglianza più stretta. Il professor Vitious stava insegnando alle porte principali a riconoscere Sirius Black da una grossa foto; Gazza andava su e giù per i corridoi a inchiodare assi dappertutto, dalle minuscole crepe nelle pareti alle tane di topo. Sir Cadogan era stato licenziato. Il suo ritratto era stato riportato su al solitario pianerottolo del settimo piano e la Signora Grassa era tornata. Era stata restaurata da mani esperte ma era ancora molto nervosa e aveva accettato di tornare al lavoro solo con la garanzia di una protezione speciale.” J.K. Rowling, Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, Salani

 “A una notte di pioggia era succeduta una mattinata radiosa e la distesa della brughiera costellata dai cespugli luminosi delle ginestre in fiore, appariva ancora più bella dopo il grigiore monotono e deprimente dello scenario londinese. Holmes e io camminavamo lungo l’ampia strada bianca respirando l’aria fresca del mattino, godendoci il canto degli uccelli e il fresco profumo della primavera. Dalla cima di una salita al margine di Crooksbury Hill si scorgeva la massa cupa della Hall che spuntava tra le antiche querce che, malgrado la loro età, erano più giovani dell’edificio cui facevano corona”. Arthur Conan Doyle, Il ritorno di Sherlock Holmes – L’avventura della ciclista solitaria, Newton Compton

Nel pomeriggio il sole prese a batter loro in pieno viso, né c’erano alberi per stare all’ombra. Così al cadere della sera Dorothy, Totò e il Leone erano stanchi morti e dovettero sdraiarsi sull’erba. Si addormentarono, mentre il Boscaiolo di Stagno e lo Spaventapasseri facevano la guardia. Ora, la perfida Strega dell’Ovest aveva un occhio solo, ma questo era potente come un telescopio e riusciva a vedere dappertutto. Così, mentre se ne stava seduta sulla porta del suo castello, voltandosi per caso, vide Dorothy che giaceva addormentata con tutti i suoi amici intorno”. L. Frank Baum, Il Mago di Oz – I Delfini – Fabbri Editori

Fuori li attendeva un pick-up impolverato, parcheggiato al sole, accanto a una tettoia di lamiera. Il furgone era carico di sacchi di cemento e gli scaffali sotto la tettoia erano vuoti. Jack si tolse la giacca e la posò sul cofano del veicolo. I sacchi erano di carta pesante ma, grazie alla sua esperienza con la squadra delle piscine, lui sapeva che, se li avesse presi con due mani nel mezzo, si sarebbero piegati su se stessi e, di conseguenza, si sarebbero rotti. Avrebbe dovuto posare un palmo sull’angolo e sollevarli con una mano sola. Ciò gli avrebbe anche evitato di sporcarsi la camicia nuova”. Lee Child, Trappola mortale, TEA

Poi mi avvidi che il giardino si stava riempiendo  della Bianca nebbia dell’alba. Sir James stava  risalendo l’altura a grandi passi, con in mano una bottiglia e un bicchiere. Gli altri due lo seguivano, sorseggiando il vino. Nessuno di loro parve accorgersi del terrificante stendardo, ma videro benissimo il prato vicino al cancello: la rugiada macchiata di verde e l’erba calpestata nelle impronte scure, nei segni di zoccoli e nelle orme di enormi zampe artigliate. Accorsero e guardarono”. Diana Wynne Jones, La congiura di Merlino, Salani

Il treno ripartì con uno sferragliamento composto in parti uguali da profondi, laceranti raschi e da cigolii acuti e stridenti. L’intero sistema ferroviario della città di Portland aveva soltanto quindici anni, ma era stato costruito in fretta, con materiali scadenti, nel corso – e non prima – del crollo dell’economia automobilistica. Anzi, proprio a Detroit erano state costruite le carrozze, e, sia per la durata sia per il rumore, denunciavano chiaramente la loro origine. Orr, animale urbano e viaggiatore di metrò, non prestava orecchio allo sconvolgente frastuono, sia perché (malgrado i suoi trent’anni) le terminazioni nervose dei suoi organi dell’udito erano già notevolmente ottuse, sia perché quel fracasso non era altro che il normale accompagnamento sonoro dell’incubo”. Ursula K. Le Guin, La Falce dei Cieli, Nord

Il ponte levatoio era ancora alzato, bloccando l’accesso, ma alla sua destra, dove il castello si delineava confusamente nella nube di fumo oltre il fiume, il fragore e le grida della battaglia si andavano già attenuando. Beringar avrebbe dovuto attendere ancora prima di potersi dedicare alla ricerca della sua promessa sposa, ma entro un’ora, se aveva bene interpretato i segni premonitori, il ponte sarebbe stato abbassato, consentendogli così di entrare a Shrewsbury. Se ne andò dunque tranquillamente a pranzare. Non c’era fretta”. Ellis Peters, Un cadavere di troppo, TEA

 “Sulla strada celere c’era la solita folla: i passeggeri in piedi sui livelli inferiori e quelli con diritto a sedere sui superiori. Un fiume continuo di umanità abbandonava la strada per abbordare i nastri locali o le uscite che, mediante ponti e arcate, immettevano negl’infiniti labirinti dei settori cittadini. Dalla parte opposta un flusso altrettanto continuo di viaggiatori saliva sulla strada sfruttando i nastri acceleratori. C’erano luci infinite: pareti luminose, volte che sembravano sgocciolare una fredda fosforescenza, insegne lampeggianti che attiravano l’attenzione, lo splendore crudo e uniforme delle ‘lucifere’ che indicavano DIREZIONE PER IL JERSEY, SEGUIRE LE FRECCE PER LA NAVETTA DELL’EAST RIVER, LIVELLI SUPERIORI PER I SETTORI DI LONG ISLAND”. Isaac Asimov, Abissi d’Acciaio, Oscar Mondadori

In un certo senso, così diventava tutto più facile. Coraline entrò nella parodia rosa e verde della sua stanza. Chiuse la porta e la bloccò con la scatola di giocattoli; non avrebbe di certo impedito a nessuno di entrare, ma il rumore che avrebbero fatto se avessero tentato di spostarla l’avrebbe di certo svegliata, o così sperava. I giocattoli nella scatola dormivano quasi tutti ma si girarono nel sonno e mormorarono qualcosa, quindi si riaddormentarono. Coraline controllò sotto il letto per vedere se ci fossero i ratti ma non c’era niente. Si tolse la vestaglia e le pantofole, si mise a letto e si addormentò, senza avere il tempo di riflettere su cosa intendesse dire il gatto quando aveva parlato di una sfidaNeil Gaiman, Coraline, Oscar Mondadori

Si fermò, mordendosi selvaggiamente il labbro. No, quello era il vecchio sistema. Era il sistema infantile, l’atteggiamento di chi dice ‘punirò il mondo morendo’. Aveva bisogno d’acqua. Nel ditale c’era l’unica acqua disponibile. O riusciva a prenderla oppure sarebbe morto e nessuno sarebbe stato più saggio o più stupido o peggiore per questo. Digrignando i denti, camminò intorno, in cerca di sassolini”. Richard Matheson, Tre millimetri al giorno, Fanucci

Erano le nove del mattino e il tempo non prometteva nulla di buono. Pencroff  strappò dal primo albero due robusti rami e ne fece dei randelli, che Herbert appuntì affilandone un’estremità alla roccia. Ah, che cosa avrebbe pagato per avere un coltello!  Per non smarrirsi seguirono la sponda del fiume, spesso ostacolati da rami bassi, da liane o da cespugli spinosi. Era una foresta di conifere, simili a quelle della costa nord-occidentale dell’America, e di stupendi abeti alti fino a cinquanta metri. Purtroppo nessuno produceva frutti commestibili” Jules Verne, L’Isola Misteriosa, DeAgostini Classici.

“L’accelerazione della Shooting Starr cresceva con l’aumento della velocità. Bigman e Lucky erano incollati alle poltrone diamagnetiche e la pressione si esercitava uniformemente sulla superficie dei loro corpi. La concentrazione di ossigeno nella cabina era controllata dai purificatori d’aria sensibili all’accelerazione e consentiva di respirare meno profondamente pur senza rischiare la cianosi. Le tute-g che indossavano entrambi[…]erano leggere e non impacciavano i movimenti, ma sotto la tensione causata dall’aumento di velocità si irrigidivano e impedivano che le ossa, in particolar modo la spina dorsale, venissero danneggiate” Isaac Asimov, Lucky Starr e i pirati degli asteroidi, Oscar Mondadori

 “Ma, percorsi i soliti ottanta chilometri, ci sentimmo molto meno su di giri. La notte era stata interminabile, la giornata lo fu ancora di più. Zim ci diede una lavata di testa perché lo schieramento non manifestava un aspetto marziale. Diversi capipattuglia si beccarono una punizione per non essersi fatti la barba nei nove minuti d’intervallo tra il ‘Rompete le righe!’ dopo la marcia e l’’In riga!’ per la rivista. Quella sera molte reclute diedero le dimissioni. Anch’io ci pensai, ma rimasi per via di quegli stupidi galloni che fino ad allora nessuno mi aveva ancora tolto”. Robert A. Heinlein, Starship Troopers, Piccola Biblioteca Oscar Mondadori

E per un terribile momento Atreiu fu colto dal dubbio che Ygramul lo avesse dopotutto ingannato, perché quando tornò in sé, si ritrovò ancora nel Deserto di Pietra. Si sollevò a fatica. E in quel momento s’avvide che era sì in una selvaggia terra montagnosa, ma del tutto diversa. Il paesaggio pareva fatto tutto di grosse lastre di roccia di un color rosso ruggine, ammucchiate una sull’altra e disposte in modo da formare ogni sorta di singolarissime torri e piramidi. Tra l’una e l’altra il terreno era coperto di erbe e bassi cespugli. Su tutto regnava una calura soffocante. Quella terra era immersa in una radiosa, addirittura violenta luce solare che accecava”. Michael Ende, La Storia Infinita, TEA

 “Il vetro colorato non era né vetro né plastica, ma una sostanza spessa e trasparente che al tocco sembrava dura come le pietre circostanti. E la finestra non era composta da una serie di pannelli; i colori roteavano, cambiavano sfumatura, si fondevano e si mischiavano l’uno all’altro come olio sull’acqua. Ho tolto dallo zaino la torcia elettrica, ho toccato un battente e, quando l’alto portale si è mosso verso l’interno senza il minimo attrito ho avuto un attimo di esitazione. Sono entrato nel vestibolo (non c’è altra parola per definirlo) ho attraversato lo spazio silenzioso di dieci metri e mi sono fermato davanti a un secondo muro fatto del medesimo materiale simile al vetro colorato che in quello stesso momento sfolgorava  dietro di me e riempiva il vestibolo di una luce densa di un centinaio di sfumature”. Dan Simmons, Hyperion, Fanucci.

Quando, il mattino seguente, salii sul ponte, l’aspetto dell’isola era del tutto cambiato. Benché la brezza fosse svanita del tutto, avevamo percorso un lungo cammino durante la notte, e ci trovavamo ormai in una zona dove non tirava un alito di vento, a circa mezzo miglio a sud della bassa costa orientale. Boscaglie grigiastre coprivano gran parte della superficie; nella zona più bassa questa tinta uniforme era interrotta da strisce di sabbia gialla e da una quantità di alberi altissimi, della famiglia dei pini, che sovrastavano gli altri, talvolta isolati, talaltra a gruppi, ma in genere il colore era monotono e tristeRobert Louis Stevenson, L’isola del tesoro, BUR

 “Quando il sole tramontò, lui si accampò presso la pista e si preparò una cena frugale, ascoltando lo scoppiettio del fuoco, mentre si metteva in bocca il cucchiaio e masticava pensieroso il boccone. Era stata una giornata non diversa dalle altre trenta, con molte fosse uguali e precise scavate nelle ore dell’alba, le sementi gettatevi, l’acqua portata dai canali luccicanti. Ora, con una stanchezza di ferro nelle membra esili, l’uomo giaceva disteso a guardare il cielo scolorar da una tenebra all’altra” Ray Bradbury, Cronache Marziane, Oscar Mondadori.

 “Ma i minuti passarono, sempre più lunghi, e nessuno apparve. Non s’udiva un solo rumore. Come se il castello fosse disabitato, e i due uomini che li avevano fatti entrare fossero fantasmi. L’ombra veniva conquistando il salone. Ormai nevicava fitto e faceva sempre più freddo. – Che posto è questo? – mormorò Cristiano guardandosi attorno. Udilla, che aveva fino a quel momento tenuto la destra sulla fronte gelida di ser Galvano, si alzò e disse risoluta: – Vado a vedere”. Mino Milani, Udilla, Fabbri Editori

Bene. Siete ancora lì?

Che idea vi siete fatti delle narrazioni ‘per ragazzi’ confrontate a muso duro con le altre? Detto chiaro da chi scrive libri per ragazzi vi dirò: ha senso basarsi su nette distinzioni ma non si può certo farsi condizionare da questo. Da lettrice posso osservare senza problemi che, già mantenendoci sullo spartiacque ampio e vario del libro di intrattenimento, non si possono non riconoscere le differenze esistenti tra alcuni fantasy (per ragazzi) e altri (non per ragazzi). Non riguardano solo gli argomenti trattati (che qui non sono comparsi) ma il come vengono esposti. Il che ci porta a numerose considerazioni, molte delle quali riguardano le innumerevoli letture fatte da chi li ha scritti, le incalcolabili ore di lavoro passate davanti al foglio/pc, gli innumerevoli anni di ‘apprendistato’ (che, non spiace affatto dirlo, se volete scrivere non finisce mai… mettetevi l’animo in pace. Studiare tanto ci serve per imparare, il che significa farci rendere conto di quanto ancora non sappiamo… ci apre nuove frontiere ma ci costringe a studiare e sperimentare ancora e ancora, quello è il bello).

Quindi forse il punto è… cosa cerchiamo nei libri che leggiamo? E cosa ce li fa categorizzare in un ambito piuttosto che in un altro? Perché, se c’è una strega pensiamo che il libro sia per ragazzi e se c’è un investigatore che sia per ‘grandi’?

In effetti spesso il fantasy viene etichettato così e non c’è da stuipirsene, solo da prenderne atto. Ma ogni libro è definito da qualcosa di cui molti sembrano disinteressarsi e che però passa attraverso la storia e il modo di raccontarla. Lo stile e la profondità dipendono dalla strada che si fa per arrivare al risultato. Scrivendolo e correggendolo: lavorandoci su, insomma. Per chi scrive (perché solo questo aspetto io posso conoscere un po’ meglio) ciò non significa aver letto solo i maestri del genere, ma anche ciò che loro hanno letto ed essere capaci di riconoscere i modelli che li hanno ispirati per poi scegliere in che modo e se farsene ispirare. Romanzi cavallereschi, epos e miti delle più varie culture, nordiche e non, ma anche altro. Storia, ad esempio. Visto poi che ultimamente viene presentata come fantascienza una fetta sempre più alta di quello che a me pare piuttosto ‘fantasy non tolkieniano’, allora possiamo inserire nel discorso anche questo. Se si parla di SF si possono considerare altri punti di approccio – ci sono infinite varianti della SF, dalle ucronie alla fantascienza psicologica e filosofica, se continuano a piacervi le categorizzazioni. A me piace la fantascienza tecnologica, ad esempio, quindi scavare nelle possibilità previste e impreviste dalla scienza ma soprattutto dalla tecnica, dando visioni alternative che si perdono anche in pseudo-dettagli. La ‘documentazione’ quindi sarà ispirata alla ‘tecnica’ e così via. Ma è nel modo di raccontare la storia, qualunque essa sia e da qualsiasi presupposto parta, che si produce la dicotomia tra lettori più o meno specializzati.

A questo punto, dopo tutte le citazioni, ditemi: come può il fantasy o la SF, qui mescolati ad altri generi come il giallo (Christie, Child, Woolrich) o lo storico (anche giallo per la Peters…), essere così tanto riconoscibile dal resto? O declinabile solo nell’ambito ‘ragazzi’? È davvero una speculazione tanto più ‘irreale’ o trovate forse ‘bambinesca’ la descrizione del percorso ne ‘Lo Hobbit’? Se al fantasy si contesta l’improbabilità dell’invenzione, dirò ancora una volta l’ovvio, ma tutta la narrativa è ‘invenzione’. Irreale per definizione. Cerchiamo di renderla ‘attendibile’ e ‘fruibile’ ma è e rimane irreale, un gioco di illusione… Sherlock Holmes non esiste e, all’epoca in cui fu inventato, aveva il sapore di un tipo pittoresco che esaminava il fango e riconosceva più di tot tipi di cenere di sigaro a occhio nudo, identificandone il tabacco. Era irreale esattamente come Beorn o Hugh Beringar. Scrivere la storia di Alessandro Magno ne darà la visione personale da parte dell’autore; non è una fotografia della ‘realtà’. Iserire l’orario di un treno a Paddington non rende il Bobby della Christie più reale. E il sottomarino del Capitano Nemo all’epoca in cui fu descritto era quel che si potrebbe dire SF. Quindi… che gran mescolanza!

Eppure tutti questi personaggi hanno una dignità e una vita propria, ciascuno a suo modo, ed è attraverso le scelte narrative a lungo meditate che ce li hanno fatti conoscere. Le lunghe descrizioni ‘fotografiche’ di Child, i dialoghi serratissimi e ‘teatrali’ della Christie e così via…

Ora: cosa trovate di tanto diverso tra la letteratura per ragazzi ben fatta e il resto? Abbastanza, in alcuni casi, praticamente nulla in altri. Cosa identifica il ‘parco lettori’ di un libro? Quella diversità, che la percepiate coscientemente o meno…

Vale la pena di decidere prima a chi sarà dedicato il libro che state/stiamo scrivendo? A mio parere no. Certo, l’età dei protagonisti spesso è indicativa di quella dei lettori e soprattutto negli ultimi tempi è stato così. Ma non sempre! Bilbo ha 50 anni quando parte per il suo viaggio. Ne l’Isola Misteriosa non c’è alcun ragazzo. E, in alcuni casi, vale anche il contrario! Ragazzi sono in qualche modo protagonisti di storie talmente ‘forti’ da risultare indigeribili per un pubblico giovane e da dover essere affrontate quando si hanno gli strumenti per farlo.

Infine (e se siete arrivati a leggere sin qui siete liberi di sospirare di sollievo) avrete notato che moltissimi libri citati sono esteri. Ebbene… cosa cerchiamo negli autori dei libri che compriamo dall’estero e cosa negli autori dei libri che ci vengono dall’Italia? Sento sempre pareri discordanti. Vero è che qui dall’estero ci arriva solo una scrematura della totale produzione, ma… è possibile che abbiamo criteri di scelta diversi degli uni e degli altri? Li consideriamo diversamente?

E se sì… perché?

33 risposte a “Confronti Utili”

  1. ei ! sono la prima 😀 quando esce il tuo prossimo libro ?

  2. Ebbene, molti libri che hai citato non li ho letti, parecchi altri sì, ma quando sono arrivata ad Harry Potter devo dire che l’ho riconosciuto dalla prima frase. Quei libri li ho letti tante di quelle volte che anni fa li sapevo citare a memoria XD giuro, mia mamma apriva una pagine del libro a caso e mi leggeva l’inizio di una frase, poi io la finivo XD XD
    Ma a parte questo u.u
    Allora, io ho vent’anni (in realtà diciannove, ma ne faccio venti fra dieci giorni percui XD) e forse sarò una lettrice particolare, ma non ho mai fatto “distinzioni” fra fasce d’età e contenuti per i libri. Certo, da piccola mia mamma mi comprava i libri del ‘battello a vapore’ (come mi sono sentita grande la prima volta che son passata dal blu all’arancione!), ma poi, indicativamente dalla quarta elementare in poi, ho imparato a rifugiarmi nella biblioteca e a decidere di testa mia. Ho avuto il mio periodo “giallo”, quello “rosa”, quello “fantasy” (che dura tutt’ora XD) ecc ecc ma non ho mai disdegnato libri di alcun genere, prendevo tutto di tutto e leggevo tutto. Andavo in biblioteca prendendo qualcosa per me e qualcosa per mia mamma, e una volta finiti i miei libri leggevo i suoi nonostante fossi “piccola”. Ora come ora posso solo dire che mi hanno fatto bene. Questo voler cercare delle continue differenze, diverse definizioni, non mi piace molto semplicemente perchè non le seguo XD Ad esempio, non nascondo che alla mia età amo ancora libri come ‘Nina, la bambina della sesta luna’, forse rivolti ad un pubblico più giovane, nè disdegno libri più “maturi” come può essere ‘la solitudine dei numeri primi’.
    Il fantasy sarà sempre il mio genere preferito, credo (dato che lo è da quando avevo 13anni), ma in quell’ ‘etichetta’ ci metto molto di più dei racconti ‘alla Tolkien’, la categoria abbraccia, per me, tutto il gruppo dove l’elemento preponderante è la fantasia, le cose fuori dall’ordinario.
    Non so, mi sono espressa bene? XD
    Per rispondere al resto… Non distinguo fra libri esteri e italiani, come ho già detto divoro tutto XD
    Ed essendo aspirante scrittrice ti dirò: non m’interessa molto chi leggerà i miei libri, certo se devo dare un parere credo che ciò che scrivo si rivolga soprattuto a dei ragazzi, ma sostanzialmente uno scrittore scrive per sè stesso no? Quello che penso è che quando uno scrittore “si abassi” a scrivere per gli altri, venendo incontro alle “aspettative” dei fan, abbia proprio sbagliato mestiere. Certo, un libro deve poter essere venduto (quantomeno, se si mira a quello), ma a prescindere da questo uno scrittore deve avere bene in mente dove vuole andare a parare con la sua storia, e non deve farsi deviare dai desideri dei fan, a mio avviso…

  3. @deni: Ancora non so dirtelo di preciso. Direi primavera prossima (inoltrata) ma vi informerò qui quando lo saprò!

    @Mitsuki: Ottimo… io ero un po’ più grandicella quando c’è stato il fenomeno Potter e non me lo sono imparato a memoria, ma me lo sono gustato tutto senza temere d’essere incasellata perché leggervo fantasy per ragazzi. Era divertente e questo mi bastava. Purtroppo molti non fanno così. Lo testimoniano le continue variazioni di incasellamento e i continui nomi nuovi che vengono dati a generi ‘vecchi’ (che anch’io non condivido). Nello stesso modo non condivido il voler incasellare forzosamente un autore in un solo genere e/o una fascia d’età. Un autore può benissimo variare e presentare romanzi storici e di fantasia o di chissà quale genere; nello stesso modo può lavorare a storie per grandi e per piccoli (mi viene in mente Grisham che ha sempre scritto per ‘grandi’ e ora ha scritto anche per ragazzi, o magari Pennac…), senza inficiare in alcun modo la validità dell’uno o dell’altro lavoro e senza, pure, confondere minimamente il suo pubblico. I ragazzi leggono e poi crescono e leggono ancora. E se un autore piace si va a ricercarlo indipendentemente dal tema che tratta o dall’età che si ha! Magari ci aprirà un mondo diverso o magari no… chissà!
    Ho citato volutamente autori che magari i frequentatori del blog conoscono meno proprio perché è importante conoscere non solo un ambito ma tanti se si vuol tentare di dare un contributo proprio. E tentare comunque non significa a priori riuscire(!).
    Per quel che riguarda i libri italiani o esteri il punto non è se li leggi entrambi e se ti piacciono entrambi, ma cosa ne pensi dopo che li hai letti… in dettaglio. Ovvero, visto che sei un’aspirante scrittrice, che differenze trovi nell’impostazione e nella cura e nella maniera stessa in cui il libro è stato scritto nonché in mille altri dettagli che un palato abituato a leggere tanto nota subito.
    Poi, come ho sempre detto e consigliato, chi scrive un libro lo fa (deve assolutamente) per divertirsi e questo deve bastare. Nel momento però in cui lo spedisce all’editore deve decidere di sottostare alle regole del mercato (se il libro viene pubblicato). Con questo intendo che non può infischiarsene a priori di tutto e tutti perché l’editore, non essendo un mecenate e basta, stampa per vendere… come l’autore che pubblica tanti libri lavora (poco poetico, temo), anche se ha il privilegio di fare un lavoro che lo appassiona e che ama molto. Proprio per questo però non deve smarrire la sua bussola e per questo la natura del libro e di quello che voleva dire deve restare quella originaria. Poi, i lettori leggeranno il libro e valuteranno il risultato. Ma lo spirito iniziale dello scritto deve rimanere, altrimenti l’oggetto che ci si trova tra le mani alla fine sarà solo un… guscio vuoto.
    PS: Visto che stai per compiere gli anni auguri in anticipo! 😉

  4. Caspita… una vera concione su un argomento di cui spesso nessuno parla. Pur senza voler essere limitativa, ci sono secondo me delle differenze tra libri per ragazzi e per adulti, soprattutto quando i primi sono scritti pensando che i ragazzi abbiano bisogno di filtri (come i bambini) e quando i secondi sono scritti come se gli adulti volessero leggere solo saggi filosofici o critica letteraria.
    C’è differenza, nei tuoi esempi, tra il mago di Oz, ma anche Gaiman e, per dire l’ovvio la Hobb o Heinlein. Come non riconoscerlo?
    Per quel che riguarda i libri esteri o italiani, con rammarico, guardando la mia libreria, mi scopro essere un’esterofila, come però la maggior parte dei lettori italiani che io conosco. Non che non ci siano autori italiani bravi, ma si contano sulle dita di una mano. Per il resto non si prendono alcun rischio su lunghezza, cura dei dettagli e ambientazione, cosa che invece gli esteri ‘stravenduti’ che ci arrivano da paesi soprattutto angolofoni, fanno abbondantemente. Ciò almeno nel settore di ‘intrattenimento’, come lo chiami tu. Insomma, per i libri senza puzza sotto al naso.
    Hai citato molti titoli che ho in libreria, pensa… 😉 persino come gialli, ma di una cosa sono sicura, sebbene non c’entrino col fantasy fanno parte di una cultura generale che chiunque voglia leggere o scrivere dovrebbe conoscere.

  5. La Storia Infinita! ❤ X_)
    Miki ti posso dire che questo post è davvero fantastico!!!!!??? Le citazioni (hai preso parti per così dire non molto significative ai fini della storia generale) sono adorabili. E per quanto riguarda l'argomento del post ho un paio di considerazioni da fare.
    Tanto per cominciare, io non riesco ancora a capire perchè esiste questa distinzione e questo "pregiudizio" (per chiamarlo così) sui libri fantasy che devono essere solo e soltanto per i ragazzi. Non riesco a capirlo! Anche perchè conosco almeno una decina di persone adulte che leggono gli stessi libri fantasy che leggo io. Perchè, poi, un libro in cui esistono avvenimenti surreali è considerato specifico per i ragazzi? è vero che molti di noi sono sognatori, forse molto più che rispetto agli adulti, ma dietro una storiellina (come spesso ho sentito definire i miei libri preferiti) si celano diversi significati, che ognuno è libro di vedere o no, di percepire in una maniera o in un'altra. E se anche questo "significato nascosto" non ci fosse, ancora non sarei in grado di capire il motivo per cui tale lettura non dovrebbe essere adatta a persone adulte.
    Un esempio per riprendere le tue citazioni. Ne "La Storia Infinita" la trama è puramente di fantasia, però, forse perchè è un libro che mi è stato consigliato solo ed esclusivamente da persone adulte, credo che sia più che consigliato per un pubblico che abbraccia ogni fascia di età! E lo stesso vale per moltissimi altri libri.
    Dopotutto in base a quale criterio si stabiliscono le fasce di età del pubblico di un eventuale libro? Personalmente credo che questa divisione sia al quanto insensata. Un libro esiste per essere letto. Non importa da chi. E comunque, io continuo a credere che anche quando avrò sessant'anni continuerò ad amare il genere fantasy.
    Per quanto riguarda autori stranieri e autori italiani. Devo dire che di libri italiani ne ho letti pochi rispetto a quelli stranieri, ma io stessa non ne conosco il motivo, anche perché non ho mai giudicato un libro dal paese di provenienza dello scrittore, ma soltanto dal libro stesso, perciò talvolta mi sono ritrovata a scoprire che l'autore era straniero, solo dopo aver finito il libro. Non che non dia importanza allo scrittore, anzi, ma preferisco interessarmi a lui dopo aver terminato di leggere il suo lavoro, per non essere condizionata nella lettura. Credo inoltre di scrittori famosi italiani (specialmente di fantasy) ce ne sia un numero minore rispetto a quegli stranieri.
    Quando leggo un libro di un autore straniero, però, a volte mi trovo a pensare che il mio giudizio è influenzato da molti fattori diversi, ad esempio la traduzione. Infatti, credo che esista la possibilità che un libro "non particolarmente speciale" con la traduzione possa guadagnare punti extra; come del resto può accadere al contrario. In questo modo diventa difficile giudicare l'autore poichè non si può mai sapere se il libro originale era esattamente come quello che arriva a noi tradotto.
    Devo dire però che sono al quanto contenta di realizzare che gli autori dei libri che ho letto sono molto vari e non si concentrano sullo su italiani o statunitensi, come molti lettori che conosco, ma che variano da italiani, inglesi, francesi, americani, tedeschi, polacchi, russi, neozelandesi e chi più ne ha più ne metta! Però quando compro un libro, mi aspetto di trovare ciò che ho trovato nella trama e le mie aspettative non cambiano da autori stranieri ad autori italiani.
    Bene, finisco qui, perché il mio commento è quasi più lungo del tuo post! xD
    Spero che avrai la pazienza di leggerlo e che non mi maledica troppo spesso! xD
    Ciao e grazie ancora per le citazioni.

  6. @Skye: Bè… io credo soltanto che, in ambito fantastico (e penso che tu distingua tra italiani e esteri in questo solo ambito), abbiamo cominciato tardi ad applicarci e che questo si vede… anche dal gran numero di titoli che ci vengono dall’estero e da quelli che produciamo ‘da soli’. Questo forse, appunto, perché gran parte del pubblico considera il fantasy relegato ai ragazzi. Comunque non generalizzerei, anche in ambito fantasy ci sono ottimi autori nostrani, come ce ne sono di scadenti esteri e viceversa… considera però il fatto che, come dici tu, ciò che ci arriva dall’estero è già scremato. Ovvero ha già venduto tanto, quindi, in linea generale, ci arriva il qualcosa di migliore qualità o maggiore impatto sul pubblico (e non il peggio, si spera) che c’è sul mercato… essendoci nell’ambito fantasy più offerta sugli scaffali delle librerie proveniente da ‘fuori’, ovviamente è più facile che leggiamo maggiori quantità di estero. Quello che osservo è una netta distinzione nel tipo di lavoro… e a questo volevo far riferimento. La maggiore tradizione estera in proposito, fornisce oggetti molto complessi come possono essere George R. R. Martin o la Hobb, con le loro diversità, e che non sono decisamente per un pubblico di 12-enni! (sebbene possano leggerli, ma non sono dedicati nè lavorati per offrirli a loro)
    Quanto ai libri per ragazzi e adulti, le differenze esistono, sì, ma in libri come La Storia Infinita o nelle storie di Milani, come ne Lo Hobbit, io vedo un linguaggio che, già di per sé, è più adulto, intenso o poetico o complesso come struttura a seconda dell’autore e quindi finisce per aprirsi anche (e a volte mi verrebbe da pensare che proprio a loro sia rivolto) agli adulti… senza problemi!

    @Alic: “Perchè, poi, un libro in cui esistono avvenimenti surreali è considerato specifico per i ragazzi?” Ottima domanda, direi… Aggiungo: quando guardiamo un film come ‘The Gift’, per fare un esempio generico, siccome la protagonista è sensitiva (una strega, per dirla alla medievale), come consideriamo il film, per bambini, ragazzi, o no? Dunque: non tutti i soggetti surreali sono dedicati o dedicabili ai ragazzi, senza offesa per i ragazzi!
    Diciamo che io trovo che per certi libri è naturale che vengano considerati per ragazzi, ma per me ‘per ragazzi’ significa dagli 11 o 12 ecc in poi… non ‘fino a 11-12 ecc’ come invece, purtroppo viene percepita la distinzione. C’è chi mi ha tranquillamente detto che non legge libri per ragazzi perché sono ‘per ragazzi’, ergo, immagino, noiosi a priori per il suo gusto… si perdono molto, almeno in certi casi. Nulla in altri.
    Per gli autori esteri, nemmeno io guardo la nazionalità dell’autore, in modo cosciente almeno, ma mi rendo subito conto dal nome dell’area d’influenza. Vero è che quando si ‘imbroglia’, usando pseudonimi soprattutto anglofoni, si può restare sorpresi… nel bene o nel male! 😀
    Un aspetto che intendevo considerare era anche: abbiamo una ‘differenza di gusto’ nel come trattare le storie fantastiche da paese a paese?
    Per quanto riguarda l’”effetto traduzione” hai ragione, è importantissimo. Una traduzione non dovrebbe tradire il libro, ma non è semplice da fare… se ben fatta può anche migliorare un testo, una malfatta lo peggiorerà… ma questo è lo stesso effetto che fa la lavorazione editoriale che un libro qualsiasi subisce prima di uscire in libreria. Voglio dire che non leggerai mai un libro scevro delle influenze di coloro attraverso cui è passato prima della pubblicazione/traduzione. Per questo, a volte, leggo direttamente in inglese… trovo un passaggio in meno! Anche se lo faccio solo per gli autori che mi piacciono molto, non per fare esperimenti (il mio inglese non è così fluent purtroppo), è una cosa che consiglio… 😉

    1. Si anche io spesso leggo in inglese per saltare la traduzione…. Però cosí passo per un’apprendista secchiona di inglese quando in realtà il mio inglese é a livelli infimi…
      Per il resto sono felice che hai avuto la pazienza di leggere il commento (non so se mi hai maledetto ma nel caso ti dico che non sono arrivate.. Il sistema wireless non funziona xD) <=sclero time, sorry
      Per la differenza io credo che ci siano differenze di gusti anche se non riesco a spiegarmene il motivo… boh…

      Ciao! :3

  7. In effetti le differenze di gusti esistono e, se posso dirlo, evviva! Altimenti tutti vorrebbero mangiare le stesse cose, leggere le stesse cose, guardare gli stessi film ecc ecc. Che noia!!! 😀

    PS: Ehm… Per il commento (maledizioni non ne sono arrivate perché non ne ho lanciate, forse?), siccome tu ti sei presa il disturbo di leggere il papiro che ho scritto io, il minimo era restituire l’interesse!

  8. Bene, ho raggiunto la conclusione che non avevo capito niente! Yuppi!. In effetti avevo capito tutta un’altra cosa, forse perché a volte il mio cervello si spegne. Se le differenze di gusti esistono è solo un bene! Io avevo capito… lasciamo stare, è meglio.
    Per il PS sai un conto è un papiro di post e un conto è un papiro di commento! xD Comunque sono felice che non mi abbia inviato maledizioni =)
    Bhè, ciao ciao!! xD

  9. Fiù, ci ho messo un po’ a leggere, ma ne è valsa la pena.
    Intanto complimenti per la scelta dei pezzi: aprire il tutto con Tolkien mi ha invogliato a terminare il post, e vi evito di leggere cbilometri di righe su quanto abbia amato questa sua citazione, intrisa a pieno dell’anima del nostro amato Tolkien.
    Altri pezzi mi hanno colpito: ovviamente la Rowling, Sirius e la Signora Grassa del quadro dei dormitori; Il pianeta del tesoro, che ha risvegliato in me emozioni di quando ero bambina; la straordinaria Ursula Le Guin, di cui ho letto un’altro libro “il Mago”; la storia infinita, e il povero Atreiu disorientato; e ultimo, ma non per importanza, l’ “elementare Whatson”…
    Per quanto riguarda il genere fantasy, da sempre divido i libri per “ragazzi” da quelli per gli “adulti”. Principalmente mi baso sulla trama; da lì subito capisco più o meno il punto centrale della storia, e mi immagino una fascia di età. Se mi ritrovo a mio agio leggendo la trama (o facendo anche ricerche su internet, qualche volta) metto mano al portafogli e il libro prende posto nella mia libreria. Sennò se il libro poteva sembrare avvincente, lo sposto in una parte dei ricordi che riaffiorirà col tempo.

  10. Da quant’è che non vengo più a visitare il tuo blog ?
    è diventato ancora più bello,non che non lo sia stato anche prima. Non vedo l’ora di acquistare un tuo nuovo libro…e, complimenti per ciò che hai scritto sopra.
    Ciao a tutti.

  11. @Alic: Ehm… ora sì che non ho capito cosa non hai capito… ehm… che sia stata poco chiara io? Non è che per definizione necessariamente io lo sia… a volte ci si può intorcinare anche avendo l’impressione di essere limpidi! 😉 Comunque mi pareva che fossimo d’accordo per lo più, no…?

    @Giada: Eh, in effetti era bello lungo, ma principalmente ‘a causa’ delle citazioni. E meno male che dici che ne è valsa la pena… sai, mica tutti gradiscono/gradiranno/hanno gradito. 😀 Che buffo però… mi dici che dividi i libri fantasy, per ragazzi e non, valutando la trama; ma non lo fai anche per gli altri (i non fantasy)? E se per caso, come spesso accade (persino troppo spesso, ahimé), la trama riassunta non è molto aderente al testo? O al modo in cui è raccontata la storia…? Io, dopo la prima valutazione, per non perdermi nulla leggo a campione, all’interno del libro. Esempio: apro una pagina a caso e vedo come è scritto nel bel mezzo della storia. Se è di mio gusto o ‘mi stuzzica’ allora sperimento, altrimenti no. Ma è per questo che mi piace andare in libreria! Così sfoglio prima e vedo il modo di scrivere dell’autore… 😉

    @Oxy: Bè, bentornata e a presto in libreria! 😉

  12. D’accordissimo!! 😀

  13. Incredibile, anche io leggo una pag a caso! (spesso la prima, per non rovinarmi la storia.)
    Riguardo alle trame, faccio la stessa “routine” anche con tutte le altre tipologie di libri, ma, a volte, non rendono il significato dell’intera storia; ma ho la fortuna di azzeccarci 😉

  14. Bè, in realtà se guardi sempre la stessa non è un caso; io la prima la leggo subito… il problema è che non sempre è così indicativa (inizio bellissimo e libro che cala e si spegne nel prosieguo, oppure inizio lento e storia in crescendo!), così dopo quella prendo circa la metà del libro e leggo non più di un paragrafo o due. Abbastanza da non rovinarsi la sorpresa ma anche per vedere il tenore generale… poi si sa, a volte si fa una scelta ‘sbagliata’ per i nostri gusti. Bè, succede…

  15. cara miki quando usciranno i tuoi prossimi libri? 🙂
    P.S: i posti nei libri di cornelia hai preso spunto da ferrara?

  16. Mh, ora ho capito cosa volevi dire…
    (scusa per l’assenza XD e grazie per gli auguri in anticipo =) )
    In effetti i libri stranieri sono forse più… Come dire… “Pesanti”? o.O certo dipende da libro a libro e da storia a storia… Stavo pensando al fantasy in particolare… In effetti ora che ci penso è così, anche se ancora “pesanti” non è il termine giusto XD particolarteggiati forse?
    Non so, poi dal punto di vista di parere personale, credo di preferire uno stile più “scorrevole”, che magari lascia spazio all’immaginazione rispetto ad avere un’accozzaglia di dettagli inutili… Ma ovvimanente anche qui molto è dato dal genere (ti immagini un giallo senza dettagli? E poi da dove arrivano le “soluzioni miracolose del caso”? XD)
    Beh, devo scappare di nuovo, vedrò di tronare quanto prima =)

  17. @nini98: Il prossimo se tutto va bene dovrebbe essere il seguito di Cornelia (intorno alla primavera inoltrata del 2012), poi ci sarà la scacchiera III volume… per le date ve le comunico appena sarò più certa!
    PS: No, non sono nemmeno mai stata a Ferrara. Però le città che risalgono a certi periodi storici hanno dei punti in comune che è facile inserire anche in luoghi di fantasia, non credi? 😉

    @Mitsuki: Ecco, direi che in effetti ‘pesanti’ non è il termine più adeguato… 😉 come pure non credo che uno stile scorrevole sia equivalente alla mancanza di dettagli. Visto che fai l’esempio del giallo ti dirò: in questo genere l’abilità dell’autore e spesso anche il suo successo dipendono da quanto riesce a mettere in grado il lettore di risolvere il caso, senza però spiattellare la soluzione in modo ovvio. Insomma, il lettore dovrebbe arrivare in fondo al libro, restare stupito della soluzione, ma al contempo rendersi conto che volendo sarebbe stato in grado di arrivarci con gli indizi sparsi nel libro(ma tieni conto che anche Agatha Chistie a volte ‘imbroglia’, eh…). Analogamente il/la fantasy/sf necessita per sua stessa natura di descrizioni, perché si parla di mondi di fantasia, quindi se lasci troppa libertà al lettore, alla fine non saprà cosa intendevi… per assurdo, servono meno descrizioni per un libro giallo ad esempio se ambientato ai giorni nostri, perché non hai bisogno di spiegare cos’è un autobus o una metro. Il punto quindi, direi, non è se inserire o meno i dettagli ma come inserirli in modo esauriente ma anche fascinoso per il lettore così che non diventino pesanti… e rispettando il proprio stile.

  18. Miki, devi capire che ieri sera era tardi e avevo un gran mal di testa XD
    Purtroppo le parole mi sfuggono anche oggi, ma quello che intendevo non intende “scorrevolezza” = mancanza di dettagli… Diciamo piuttosto che è saperli mettere senza perdersi in descrizioni inutili. Probabilmente sbaglierò, ma mi vengono in mente due esempi ora come ora di un libro straniero e uno italiano… Certo quello italiano che ho finito in questi giorni (mi riferisco alla ragazza drago della Troisi, ho letto tutti e quattro i libri in due giorni o..o) è ambientato nei giorni nostri quindi forse più “semplice” come appunto dicevi… Ma l’ho trovato piacevole. L’altro è un fantasy ambientato in terra inventata, ma comunque il quarto libro, quindi con tutto o almeno la maggior parte delle cose già spiegate… E mi ci mette un capitolo a descrivere un volo in mezzo alla tempesta (mi riferisco ad Inheritance, di Paolini… Libro che non mi è piaciuto soprattutto per altre cose comunque).
    Poi a S. Lucia (di dove sei? XD passa da te? XD) mia mamma mi ha preso un altro libro (la fortuna di avere i fratelli più piccoli *-*), di un’autrice italiana, non propriamente fantasy se vogliamo essere puntigiose XD e l’ho trovato comunque pieno di giri e rigiri di parole (va bene l’introspezione, ma dopo un pò diventa… “pesante” XD XD).
    Beh alla fine i gusti sono gusti XD
    Quindi se dovessi parlare di differenze a livello obiettivo… Non saprei o.O suggerimenti? u.u

  19. Diciamo piuttosto che è saperli mettere senza perdersi in descrizioni inutili“… verissimo, anche se a volte si valuta a posteriori l’utilità o meno di una cosa. Esempio tra quelli citati: Robin Hobb, che scrive in un modo molto introspettivo e dettagliato per sua natura/scelta, passa il tempo a dirci come fa la zuppa Fitz, cosa ci mette dentro ecc ecc. È sicuramente sindacabile se inserire questo dettaglio o meno, non era utile ai fini della storia in sé, ma il fatto è che togliere molti di questi suoi modi di raccontare Fitz attraverso le cose che fa, cambierebbe il libro rendendolo povero. Quindi: cos’è per te, per il tuo gusto di lettrice e il tuo stile di scrittrice un dettaglio inutile?
    I libri che citi sono comunque per un pubblico giovane e ci sono alcune ragioni per cui lo sono, eppure già tra Paolini e Troisi la differenza è molta. Se consideri che Fitz nel primo libro della serie della Hobb è molto giovane potresti essere indotto a pensare lo stesso (libro per un pubblico giovane) per la sua storia, eppure è molto diverso. Ed è anche grazie a quel modo di descrivere.
    Quindi resto con la domanda. Anche solo rispetto ai due citati è fuori di dubbio che ad alcuni a cui piace uno non piace l’altro, ad altri invece piacciono entrambi. Ognuno di noi, tolte le valutazioni di merito (errori/orrori vari), valuta in base al proprio gusto. Vero, ci sono caratteristiche oggettive su cui basarsi, ma anche quelle secondo me vanno valutate in un’ottica più grande e flessibile. Non esiste un solo modo di scrivere nè un solo modo di leggere!!! 😀

  20. hai proprio ragione.. infatti molte città rinascimantali ( in questo caso ferrara) hanno caratteristiche comuni tra loro.
    P.S. grazie per avermi risposto…e poi cosa aspetti a visitarla!!!! 😉

  21. Eh, sì, hai ragione! Quanto prima possibile provvederò…

  22. volevo farti i miei più sinceri complimenti per i tuoi scarabocchi…ops sarebbe meglio dire disegni!!!! (anche a me piace disegnare i manga) I tuoi disegni sono da professionista!!! 😀

  23. Bè, non direi proprio, ma grazie… è un po’ che non li aggiorno… 😉

  24. Ovvio che i dettagli sono importanti, altrimenti uno non scriverebbe un libro ma basterebbe mettere una trama, e la storia è bella che spiegata.
    Mmmh, cosa considero io come dettaglio inutile eh? Credo che anche qui vada a gusti… Perchè non so esattamente dirtelo, certo un libro va giudicato a posteriori proprio per dire “Ah! Questa cosa l’aveva accennata, ma chi avrebbe mai detto che era così importante?!?” (l’esempio che mi viene in mente è Harry Potter, la storia del medaglione e del diadema che saltan fuori libri dopo, gli atteggiamenti spiegati ecc… Eppure anche mentre li leggevo nei vecchi libri senza sapere la fine non li ho mai considerati inutili, forse perchè erano appunto così lievi -o così caratteristici del personaggio- che non ci ho mai fatto troppo caso). Forse alla fine è proprio questo, saper mettere un dettaglio all’apparenza insignificante, che non appesantisce la storia, per poi far scoprire che era invece fondamentale…
    Questo ovviamente non vuol dire che nella storia non ci debbano essere parti “inutili”, nel senso che tramite episodi staccati dalla trama si hanno molte possibilità di esplorare ad esempio caratteristiche del personaggio, far vedere la sua personalità e rendere in grado i lettori di capirlo… Forse però bisognerebbe imparare a dosare questi “fuori tema”, perchè se ti apri strade che non portano da nessuna parte e allontanano dalla storia, per poi magari tornare a questa bruscamente, ci saranno dei lettori insoddisfatti…
    Inoltre come ultima cosa dico che gli esempi che ho portato li ho portati solo perchè sono gli ultimi libri che ho letto, non perchè siano libri “per ragazzi” o cose così. XD

  25. Nessun problema con gli esempi (men che meno coi libri per ragazzi, che scrivo). Perché gli esempi sono sempre, appunto, esempi. Quanto alla faccenda ‘dettagli’, sì, hai ragione, ci sono nelle ‘serie’ dei dettagli che vengono poi riutilizzati e trovano quindi spiegazioni, altri a cui non accade ma che permettono al lettore di visualizzare in modo migliore il mondo fantastico (per rimanere agli esempi, ma vale per qualsiasi genere) consentendogli quasi di vederlo con occhi propri. O magari anche che fanno solo ‘colore’. E magari altri ancora che permettono di mostrare alcune reazioni del protagonista direttamente.
    I dettagli però non sono i ‘fuori tema’. Questi ultimi, come dice la parola stessa e il fatto che quando fai fuori tema a scuola ti becchi un bel 3 anche se hai scritto benissimo, indicano che sei completamente fuori argomento. È per quello che ti prendi il 3. Ed è quello che potrebbe dar fastidio al lettore. Quando scrivi un libro è un po’ come rispondere a delle domande sulla storia che hai in mente. Potresti vederla giornalisticamente parlando come le famose: chi, cosa, come, quando e perché. A quelle sei certa di dover rispondere sicuramente. Poi puoi dilungarti su altro, ma senza perdere di vista il perché tu vuoi aggiungere altro.
    D’altronde mostrare un mondo intero permette di allargare lo sguardo. Anzi, è doveroso farlo, altrimenti è come camminare guardandosi i piedi. E perciò ecco arrivare le lenticchie di Fitz, il pick up di Reacher e così via… il punto è che, come dici tu, non sai valutare a priori quali dettagli ti infastidiscono e quali no. Quando scrivi però devi imparare a farlo, almeno secondo il tuo gusto. Perché la teoria va sempre bene ma quando si scrive si cerca sempre, anche senza rendersene conto, di dare la propria visione e il proprio racconto degli avvenimenti. E lo si fa in modo pratico. Il che richiede la propria visione sull’utilità dei dettagli (che non devono essere però un fuori tema), sulla trama e sul modo di raccontarla in generale.
    Questo significa cercare un proprio stile, che poi è ciò a cui (ancor più della storia) il lettore si affeziona.

  26. Ma infatti quando scrivo so già cosa inserire in termini di dettagli, nel senso che mi piace che ci siano piccoli particolari magari insignificanti, oppure ancora episodi interi, che non aggiungono niente alla trama ma che “fanno vedere ciò che io voglio che il lettore veda”. Quando parlavo di fuori tema mi riferivo ancora una volta ad Inheritance, non in particolare all’episodio del volo, ma più in generale ad altre piccole storie che intersecano quella principale, che di per sè non sono fondamentali alla storia e che potrebbero essere anche carine, ma che mi hanno lasciato insoddisfatta appunto perchè sono inconcludenti. Sì, c’è forse qualche indizio quà e là, ma la spiegazione finale? Il risolversi del mistero? Inheritance è un libro totalmente apero, e pure lo stesso finale della storia principale è, come dire, inconcludente. E ovviamente questo è anche un gusto personale, per carità, un libro non deve perforza concludersi in tutti i suoi aspetti, ma lasciare così tanti interrogativi… (già che ci siamo XD l’altra cosa che non mi è piaciuta è stato lo stravolgimento totale dei personaggi nel finale -.- quattro libri che esprimono un’idea e all’ultimo la cambiano, senza motivazione apparente o quantomeno spiegata. Ma lasciamo perdere và XD).
    Il punto è che un libro per i dettagli posso giudicarlo a posteriori appunto perchè non sono nella mente dello scrittore, ognuno ha il suo stile e solo col tempo posso imparare a riconoscerlo ed eventualmente apprezzarlo, o quantomeno prevederlo.
    Ma giustamente quando sono io a scrivere, la testa è mia ed ho bene in mente dove andare a parare… E dopotutto non è forse questo il bello dello scrivere? Non è anche ponendosi dalla parte dei lettori che si pensa a come rendere più intrigante un romanzo? “Se questa cosa la metto, chissà poi cosa penseranno” oppure “Lo dico adesso o lo dico dopo?” e via così. Le idee sono dello scrittore, gli episodi e i dettagli pure, fanno parte in modo indissolubile dello stile di una persona, ma anche saper mettere nel giusto ordine le cose è una qualità fondamentale a mio avviso.

  27. Per quel che riguarda il tuo commento al libro di Paolini non so… perché non l’ho letto e quindi non posso ‘valutare’ se il mio giudizio collima o no col tuo.
    Per i dettagli è bene che tu abbia in mente cosa vuoi dire e cosa no, ed è bene anche che tu rifletta su cosa penserà il lettore affrontando quel capitolo, anche perché uno scrittore in genere è prima di tutto un lettore. Ma, e qui secondo me c’è un ‘ma’ colossale, non puoi metterti troppo dalla parte del lettore. Prima di tutto perché non lo sei e, volente o meno, saprai sempre il “cosa accade dopo” quindi il tuo punto di vista sarà falsato in qualche modo. In secondo luogo perché, metterti troppo dal lato del lettore e poco da quello della storia, significa finire a comporre presto o tardi lavori un po’ tutti simili; lavori, diciamo così, da compitino per un laboratorio creativo. Nulla di male in questo, se si vuole ogni libro e ogni storia con certe caratteristiche fisse, ma il confine tra una storia ‘naturale’ e una un po’ ‘artificiale’ è sottilissimo. Cosa intendo per artificiale? Una storia che ha personaggi studiati un po’ troppo pensando a quello che il lettore si aspetta e in cui si pensa debba immedesimarsi, episodi appositamente concepiti per fornire un quadro perfetto che conduca il lettore esattamente sulla via di mattoncini dorati per la Città di Smeraldo (spero di aver azzeccato la citazione) e colpi di scena che, a quel punto, ahimé, finiscono per essere prevedibili…
    Insomma, so che lo sai già perfettamente, ma scrivere una storia è una delle cose più complicate… scriverla bene è ancor più complicato… scriverla alla perfezione praticamente impossibile!!!! 😀

  28. Certo che lo so! =D
    Intendo che io scrivo seguendo il mio pensiero e la mia logica, come dicevo in un altro commento bisogna scrivere inanzitutto per sè stessi e per il piacere di farlo (a meno che non si pubblichi XD ma anche in quel caso non si deve tradire la propra storia per le aspettative dei lettori), e va bene immedesimarsi nei lettori o inserire qualche dettaglio apposta, ma ognuno alla fine segue il suo pensiero…
    Beh a parte i giri di parole contorti XD sono d’accordo con te =)

  29. anche io mi chiedevo spesso perchè ( anche perchè quando si parla del fantasy il pensiero viaggia verso i ragazzi ) ma anche perchè a certi adulti non piaccia il Fantasy.
    Che è bellissimo ? Quando sarò adulta spero di non essere influenzata dagli altri, cioè, detta meglio non ci voglio neanche pensare.

  30. È solo questione di gusti… ci sono molti adulti a cui piace, ma ovviamente deve essere impostato in modo più credibile e approfondito altrimenti… però non è che non piace in generale. Poi ci sono quelli schizzinosi che dicono: ‘siccome è fantasy è per bambini e non lo leggo nemmeno, tsk!’ ma che vuoi farci… è come chi non vuole assaggiare un piatto e vuole comunque dire che fa schifo…
    PS: Ehm… essere adulti significa più o meno essere capaci di ascoltare gli altri senza farsene influenzare troppo. Essere capaci di decidere per sé… e anche per gli altri (se hai dei figli ad esempio), quindi ti toccherà imparare anche se non volessi farlo! 😉

  31. Sì,quello è verissimo…

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