Visto che ogni tanto bazzicate da queste parti siete dei lettori, quindi se dico ‘orecchie’ non dovrebbe venirvi in mente soltanto una parte anatomica… ma anche gli angoli che a volte si fanno alle pagine dei libri.
Confesso che non le faccio quasi mai quelle antipatiche piegature alle pagine, solo per ritrovare il segno della lettura là dove l’ho lasciata, ma in realtà in passato qualche volta mi è capitato… e quindi so di cosa parlo. E so come diventano col tempo… anche se ormai le incontro per lo più quando mi prestano un libro. Voi le incontrate mai?
E le avete mai guardate bene in faccia…?
Le orecchie di carta sono strane cose che si appollaiano sulle pagine, in genere sulla sommità, come voraci condor parolieri, ma anche che si accoccolano laggiù in basso, come sordidi serpentelli e che lasciano il segno anche quando non ne hai più bisogno. Quasi mordono e graffiano per restare aggrappate alle pagine e, quando tenti di scacciarle, fanno di tutto per tornarci sopra. Come crepe su antiche incisioni nella pietra, le piegature attraversano le parole, rosicchiano l’inchiostro e a lungo andare, per chi ha l’abitudine di servirsene come segnalibro, le orecchie prendono piede e ‘consumano’ il libro. Magari non mi crederete, ma ‘ascoltano’ da sole le parole che la pagina contiene, se la leggono e rileggono milioni di volte anche quando il libro sta posato sullo scaffale e, nel farlo, lo invecchiano e lo logorano. Finché un giorno, quando lo si apre, lo si ritrova talmente scolorito da non riuscire più a leggerlo. Stupiti? Dopo tutto si chiamano orecchie no?
Oh, sì, molti dicono che rendono il volume ‘vissuto’, ma non credeteci! In realtà è il volume che fa vivere le orecchie come parassiti e proprio, scuserete il gioco di parole, in senso letterale…
Ebbene dopo attenti studi in proposito, ho notato che ci sono diversi tipi di orecchie e da tutti questi voglio mettervi in guardia.
Ci sono le orecchie da distrazione o da viaggio, quelle che capita di trovare annidate nel libro quando è stato in una borsa, in una valigia, uno scatolone o in uno zaino, pressato insieme alle mille altre cose che si trovano lì dentro, compresi panini e bottiglie d’acqua. Sono facilmente riconoscibili perché se ne stanno tutte rannicchiate una dietro l’altra, in fila indiana, lungo lo spigolo e quando tenti di raddrizzarle ti ridacchiano in viso e si ripiegano cocciutamente, facendoti marameo… sono maleducate, sì, ma questo dipende dal fatto che sono selvatiche, naturalmente!
Poi ci sono le orecchie di indicazione. A queste viene dai più riconosciuto un merito e, come ho scoperto giorni fa, vengono pagate per i loro servizi da apposite agenzie di Affittaorecchie. Sono quelle servizievoli e apparentemente disinteressate, lo avrete capito, che corrono in aiuto al lettore che le chiama a proprio servizio piegando a caso il foglio sulla pagina dove si è interrotta la lettura (prima di andare a farsi un bagno in mare, per esempio).
Quelle escono da scuole apposite. Sono in genere almeno diplomate e il loro livello di cortesia si riconosce facilmente perché si distinguono tra quelle più educate, piccole e marginali; quelle sfacciate, enormi e di forma variabile, o quelle tecniche, di precisione, usate quasi come squadre e compassi, che disegnano enormi triangoli isosceli, equilateri o scaleni e che addobbano la pagina come festoni per indicare con la punta del foglio l’esatto rigo(!) in cui il precisissimo lettore è rimasto invischiato. Cosa che, in caso di lettura ripetuta del libro e/o interruzione alla stessa pagina numerose volte (per cause variabili, compresa la noia del tomo) creano nervature simili ad origami…
Qualificate o meno, però, sono sempre orecchie. E tutte, quando le hai chiamate, restano nel libro all’infinito, come una malattia incurabile. Amano la lettura, direte voi e forse è vero, ma francamente io non la penso così. Visto che possono leggere solo una pagina, quella di cui tengono il segno, non credo che gli piaccia il libro in cui sono costrette a lavorare. D’altronde non lo scelgono e magari lo trovano barboso… o forse vorrebbero sapere come andrà a finire e non potranno mai.
Leggono e leggono la stessa pagina, consumandola, solo perché non hanno altra scelta. E probabilmente sono anche un po’ maligne e vendicative. Le avete chiamate, sanno che a voi piace quella pagina… e che probabilmente volete sapere cosa accadrà dopo, così tentano di cancellarla per lasciarvi con il dubbio.
La cosa più tremenda è che se a volte osano da sole, più spesso le chiamiamo noi, perché non abbiamo tempo per prendere un foglietto, un biglietto del treno o di tenere un dito come segno o perché non abbiamo voglia di mandare a mente un numero o di risfogliare tutto fino al punto cruciale…
E visto che non si può fare molto per cacciarle, una volta che ci sono, da quando mi sono resa conto che consumano le parole, mi sono anche ripromessa che, almeno, non sarò io a chiamarle. Forse all’agenzia Affittaorecchie ce l’avranno con me perché le lascio disoccupate, ma se vorranno osare, ci provino pure e lo facciano da sole, le sopporterò.
Di certo però potrò odiarle in tutta calma! 😀
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