Dedicato agli aspiranti scrittori 2/2

Un po’ di post fa, vi ho parlato degli ingredienti per lo più necessari a chi scrive un libro. Per lo meno a quanto ne so. Stavolta, come promesso e con identici presupposti, parlerò di quelli necessari per spedirlo. E sono: a) un buon senso di autovalutazione misto a un po’ di modestia, b) coraggio (per mettere a tacere quanto basta la modestia che, se è eccessiva, è diagnosticabile come fifa blu: tutti noi dovremmo sapere bene che non siamo Pirandello né Melville!) ma anche, tanto per cambiare, c) pazienza e… ehm… d) follia! Molta, davvero molta follia! Molta più di quella necessaria a scriverlo, un libro!

Ok. Ormai ci siete. Il lavoro è finito, è l’ottantesima volta che lo rileggete e non riuscireste a vedere un errore nemmeno se avesse un enorme fiocco rosso sopra (e non certo perché non ci sia…). Se ne siete stati vittima, il vostro sogno di camminare sul red carpet mentre vi recate ad assistere alla prima del film tratto dal vostro libro, a fianco dell’attore/attrice strafamoso/a che ha interpretato il vostro personaggio, si è finalmente dissolto e voi siete tornati voi stessi e siete lucidi a sufficienza da aver deciso di fare il grande passo e spedire l’opera a un editore qualunque sarà il risultato… bè, a questo punto, consci di quanto tutto ciò sia difficile, vi farete la domanda essenziale: a chi caspiterina lo mando?

Risposta: spalancate gli occhi e guardatevi intorno.

Prima di tutto potete vedere se esistono concorsi per scrittori esordienti. Non sono esperta in materia ma, se fate una piccola ricerca, troverete alcuni siti in cui sono indicati… ci sono per racconti e per romanzi con il vantaggio che lì certamente qualcuno leggerà il vostro lavoro per valutarlo in un tempo ‘finito’, il che non è poco. Alcuni autori ormai famosi per iniziare sono passati dai concorsi con successo e in ogni caso è un’ottima occasione per mettersi alla prova quindi non perdetevi d’animo. Il lavoro che presentate però dovrà avere certi requisiti… quelli richiesti nel bando. Quindi occhio alla penna! E buona fortuna!

Nel caso che del concorso non v’importi o non abbiate un lavoro adatto per il suddetto, non disperate. Potete usare il metodo tradizionale in cui però i tempi sono tipicamente ciclopici. Ad ogni modo bisogna pur partire e in questo caso voi dovrete farlo in libreria. Fate una cernita degli editori che pubblicano romanzi dell’argomento simile al vostro e stilate una lista. Subito dopo cercate informazioni sui loro siti internet (alcuni hanno dei link per ‘invio di manoscritti inediti’ e vi semplificheranno la vita; per quel che vale, in linea generale, vi consiglierei di evitare le case editrici che pubblicano con richiesta di contributo. Naturalmente è solo la mia opinione, ma non fatevi prendere dall’ansia del tutto e subito; se il libro è buono per davvero, prima o poi troverete uno sbocco).

Dunque, dov’eravamo rimasti? Oh, sì… in genere, salvo diverse indicazioni, è richiesto per una prima valutazione l’invio di qualche capitolo del libro, accompagnato da una lettera di presentazione; quindi state allegri, non sarà necessario che stampiate tutte le 12.986,33 pagine del vostro tomo!!! Non subito! Le foreste pluviali vi saranno grate e la vostra vecchia stampante spirerà alla prossima occasione! 😀

E quindi eccoci qui. Capitoli: pronti. Lettera di presentazione… da fare!

Bè, ok, volete fare gli scrittori, ma non vi nascondo che elaborare una lettera di presentazione non è cosa banale! È noioso e complicato perché dovrete cercare di dire chi siete in mezza paginetta e senza indugiare in dettagli assurdi, ma senza neppure esagerare in stringatezza (niente stile telegramma, né alta poesia, insomma).

Quindi: siate semplici e tranquilli. Dite chi siete, cosa presentate, se avete pubblicato altro(ma allora che state leggendo questo articolo a fare! ;-)), dite come vedete il vostro lavoro, e fate seguire il tutto da una piccola sinossi. Tenete conto che il modo in cui metterete su carta quelle semplici parole dirà già qualcosa di voi, che lo vogliate o meno, ergo non sottovalutate la lettera perché è la prima cosa che viene guardata. Pensatela come una pubblicità in cui avete pochi secondi per invitare alla lettura del vostro scritto… Se è fatta male il poveretto che la legge (e che magari è alla settantaseiesima lettera simile della giornata) presumerà che il vostro romanzo sia scritto nello stesso modo e lo getterà nel cestino senza nemmeno guardarlo! La mia è una supposizione, ma dopo aver a fatica trovato il coraggio di spedire il risultato del vostro ingegno, vorreste correre il rischio? E poi pensateci… presentereste mai a scuola una ricerca o all’università una tesi trascurata e piena di orrori di stampa o di strafalcioni? E cosa pensereste se foste voi il professore e vi venisse presentato un compito fatto senza cura e impegno? Un editore pubblica, oltre che per passione, per lavoro… quindi fate sempre attenzione a non essere trasandati! L’errore può capitare a tutti, la scarsa cura è un’altra cosa!

A questo punto allegate i primi due o tre capitoli dell’amatissimo manoscritto e fate in modo che siano ordinati e non troppo brutti o scritti troppo piccoli. Insomma, siamo nel mondo moderno: senza esagerare ma potete fare una bella cosa, ben leggibile, semplice ma curata. I word processor vi aiutano molto.

Bene… e ora? Siete pronti al decollo.

A meno che le istruzioni di vostro interesse non prevedano un invio per posta elettronica, cosa rara, prendete fiato, assicuratevi di aver inserito i vostri recapiti nella lettera, chiudete tutto in una busta, scrivete l’indirizzo, entrate in un ufficio postale, spedite (per raccomandata semplice o per posta ordinaria… in genere sono sufficienti; non state inviando dei diamanti) e buona fortuna! Ah… quasi dimenticavo… vi siete ricordati di riprendere a respirare? Bene perché ormai alea iacta est, per dirla con Cesare sul Rubicone… e ora che il primo passo è fatto potete tornare a voi e alla vostra vita normale. Non aspettatevi risposta. Non sempre arriva. Magari  è crudele, ma voi non potete passare la vostra vita ad aspettare.

A questo punto il problema sarà ‘solo’ quello di affrontare le conseguenze di questa vostra azione che è una scommessa o, come piace pensarla a me: un esperimento. In cui i risultati possibili variano. Se avete un altro po’ di pazienza potete analizzare con me anche questi!

Il primo caso, il migliore, è che vi arrivi una richiesta di lettura del resto della vostra opera; se accadrà vi diranno come inviare il materiale, quindi non fatevi prendere dall’ansia. Ma non pensate ancora che sia fatta! La strada è lunga e tortuosa, anche se un minuscolo passettino avanti l’avete fatto: il lavoro sarà almeno letto. E non è davvero poco!

Seconda possibilità. Non vi arriva nulla? Non prendetela sul personale. Il punto è che ci sono tantissimi lettori che provano almeno una volta nella vita a scrivere e gli editori ricevono tantissimo materiale quindi… hanno moltissima scelta. D’altronde lo sapete come me, la lettura induce alla scrittura. In un libro però il suono delle parole e lo scintillio di un’idea non bastano: ci vuole una trama abbastanza solida e la capacità di portarla dall’inizio alla fine. Alcune cose si possono imparare, altre correggere, altre ancora ci vogliono di base o d’istinto: se ci pensate capirete quel che voglio dire! Non tutti quelli che partecipano fruttuosamente ai corsi di scrittura creativa diventano autori pubblicati, e in ogni caso essere pubblicati non significa vendere tanto o avere tanti consensi (di pubblico o di critica che siano). È solo l’inizio di un altro percorso, altrettanto tortuoso e… complicato! 😛

Terza possibilità: vi arriva un rifiuto. Bè, non strappatevi i capelli perché poi dovreste andare pure a comprarvi una parrucca! 😉 Spedire significa mettersi al rischio di passare inosservati. Di un no. E persino di un ! O di un sì, ma… (nel qual caso valutate con calma il ma e poi decidete se vale la pena di accettare o meno le correzioni e le impostazioni che vi vengono proposte!) e voi lo sapevate no…?

Quindi, se ricevete un rifiuto, lasciate depositare la cosa. E poi rifletteteci su. Sì, appunto. L’unica cosa seria che potete fare è non rassegnarvi a occhi chiusi, ma non siate neppure cocciutamente convinti che il vostro tomo sia esente da critiche e che l’editore sia cieco come una talpa. Magari lo è, ma voi rileggete comunque il vostro lavoro e domandatevi cosa potreste fare per migliorarlo, magari considerando gli appunti che vi sono stati fatti nella eventuale risposta. Forse potrete accorgervi di errori grossolani. In quel caso correggeteli, approfondite le vostre conoscenze (se avete scritto un libro ambientato nel settecento, ad esempio, leggete altri libri ambientati in quell’epoca e aggiungete altri saggi, volumi di storia, documentari e così via a quelli che avevate già letto o visto, non sono mai sufficienti… se si tratta di un fantasy assicuratevi di aver ben presente il mondo, la sua storia e i punti fondamentali in modo da non contraddirli, tutto ha importanza nel tracciare un ambiente approfondito; in ogni caso fatevi domande, un’infinità di domande) poi, se siete ancora dell’idea, lasciate depositare le cose e dopo un po’, se vi sembra che ne valga ancora la pena, rispedite… sarà passato del tempo, magari le esigenze del mercato saranno cambiate e forse la cosa andrà a vostro vantaggio, ma quel che è certo è che voi sarete cambiati e, posso assicurarvelo, vedrete il lavoro in modo diverso. In effetti potreste considerarlo come un vino. Se è di qualità aspettare lo renderà più buono. Se non lo è… l’attesa lo renderà imbevibile. Persino per il vignaiolo…

Insomma, assurdi paragoni a parte, coltivare il sogno di veder pubblicato un proprio libro non deve mai diventare un chiodo fisso. So che la maggior parte di voi lo sa già, ma ciò che deve piacervi di più dello scrivere libri non è il pensare a ciò che provereste vedendoli stampati (scrivendo non dovreste nemmeno pensarci a dire il vero…), ma la soddisfazione che avete provato a passare del tempo con quei personaggi e in quelle ambientazioni; e la soddisfazione che (insieme alla fatica) proverete ogni giorno a ideare storie e a scrivere ancora. E ancora. E ancora. Perché se doveste avere un briciolo di fortuna questo è ciò che vi troverete a fare. La parte invisibile di un libro… il lavoro sodo da ‘alchimista’!

Quarta possibilità… se non troverete nemmeno così un editore disposto alla pubblicazione, bè, se avete fatto il lavoro perché vi piace, sarà sempre un vostro lavoro che vi piace. Perché voi lo amiate non avete bisogno del riconoscimento da parte di nessun altro che di voi stessi! Ricordate sempre che è stata una vostra avventura scriverlo e una vostra soddisfazione (non da poco) finirlo e per voi sarà sempre un piccolo gioiello di famiglia. Anche quando non avrete più voglia di tentare la sorte spedendolo. Potreste anzi farlo rilegare come un vecchio tomo, magari illustrarlo se vi piace disegnare, e metterlo, unica copia al mondo, nella vostra libreria. È fantastico  anche questo, no? Io dico proprio di sì!

Insomma, finalmente ho terminato; queste sono le uniche cose che posso e so dirvi. Non è molto ma forse è abbastanza… buon lavoro a tutti. E buona fortuna! 😉

10 risposte a “Dedicato agli aspiranti scrittori 2/2”

  1. Ho già detto quanto mi piacciono questi post su navicelle spaziali, mappe, consigli ecc.? =) Forse non è il caso di ribadirlo ma.. vai avanti così!
    Direi che sono consigli pieni di buon senso e molto azzeccati. Scrivere un libro significa mettersi in gioco continuamente e, prima di tutto, bisogna imparare a divertirsi e non a scrivere per essere pubblicati.. altrimenti si perde la parte più piacevole (ma non devo parlare io, che non ho mai fatto l’esperienza). Da giovane aspirante scribacchina, dirò che a volte penso alla pubblicazione e ad inviare qualche cosa di mio.. ma alla fine non lo faccio mai. Infatti credo che per adesso sia giusto così.. in fondo non sento di essere ancora “pronta” (se mai lo potrò essere) e di dover maturare almeno ancora un po’. Quello che scrivo dopo pochissimo tempo non mi piace più e, dalla mia insicurezza, comprendo che non sarei neppure preparata per degli impegni editoriali. Quindi non è ancora giunta l’ora di lanciarsi.. spero che arriverà più tardi, quando avrò qualche annetto in più. In fondo scrivere è anche una questione di pazienza.
    Questi tuoi consigli, comunque, sono più preziosi che mai, soprattutto per convincermi dell’importanza di mettersi sempre in gioco,anche solo scrivendo. Grazie mille miki ed a presto!

  2. wow… le uniche cose ?? hai praticamente scritto un libro… ma senxa editore !! 🙂
    direi che un grazie non basta… mi hai aiutata più tu che tutti gli altri scrittori a cui ho chiesto consigli messi insieme !
    c’è da ammetterlo: cavolo, ma è così difficile pubblicare un libro ?? può portare soddisfazioni… ma anche dispiaceri. e quanti dispiaceri !! in particolare per una come me… diciamo di 14 anni, che non si aspetta certo che il suo libro venga pubblicato così presto… (anche se il libro è ancora tutto nella mia testa eccetto il primo capitolo, ma questa è un’altra storia ;))
    stavo pensando che vengono pubblicati anche libri a dir poco osceni !! (non faccio nomi e mi scuso con i rispettivi autori e scrittori) quindi basta beccare solo la persona giusta che ti legga il libro… e il gioco è fatto !!!
    e tu Miki ? quanto hai aspettato per sapere l’incredibile notizia ?? ma soprattutto: come te l’hanno detto ? magari con una telefonata, o ti hanno voluto incontrare di persona, una mail, una lettera… dimmi tu !
    baci a tutti e ancora grazie 😀 aspetto altre notizie per la scacchiera !

  3. @Mimmi: Sì, ci vuole pazienza e un po’ di maturità. Ma forse è così solo per me. d’altronde io non ho iniziato a scrivere giovanissima, quindi… il punto è che sì, comunque sia, bisogna lavorarci tanto su un libro e anche solo su un racconto. questo non significa perdere il bello dello scrivere ma significa di sicuro impiegare del tempo! Non tutti sono come Asimov, che scriveva tantissimi libri in poco tempo! E lasciarlo ad invecchiare un po’ a volte è l’unico modo per essere un po’ più obbiettivi con se stessi e il lavoro. Non dimenticare però che l’autore può essere(e spesso è) proprio il critico più feroce, quindi… 😉

    @Giada: Eh, sì, è difficile pubblicare un libro. E soprattutto trovare il momento giusto in cui capiti in mano alla persona giusta che lavora nella casa editrice giusta (ovvero che in quel periodo sta cercando proprio un oggetto come il tuo). Io ancora mi stupisco di aver ricevuto quella telefonata… era passato davvero tanto tempo e in effetti mi ero persino dimenticata di aver spedito il materiale. Quindi fui colta proprio di sorpresa!

  4. posso immaginare com’era la tua espressione ! —> :Q__

  5. Più di tutto ero sorpresa… hehe!

  6. Di certo che con tutte queste possibilita non so se quando saro più maturo ,pre che non credo che un bambino di 11 anni e tre quarti diventi uno scrittore in 2 giorni,scrvere e consegnare un libro 😦 pero non mi devo demoralizzare e tentar non nuoce 😉
    domanda; quando ai ricevuta la “leggendaria” telefonata,per mio parere,se quasi sfenuta o ti e venuto un mezzo infarto?.

  7. Bè, leggendaria magari è un po’ troppo… ma sono rimasta basita. Però nessun infarto(o non sarei qui, probabilmente) nè svenimenti con bozzi in testa! 😀

  8. Miki grazie di cuore! Forse l’ho già detto, ma ricevere consigli da una come te rassicura molto! 🙂 So di non essere pronta: spesso provo ad immaginare la faccia della mia prof di italiano quando, passando davanti alla libreria, vede un libro scritto da una sua ex-alunna (quando e se lo pubblicherò non sarò più alle medie. Sicuro!) Questo pensiero mi spinge ulteriormente a scrivere. Dici che mi sto perdendo il divertimento della scrittura? Fortunatamente ci metterò un po’ a terminarlo e con le varie riletture che so già farò… chissà non ci sia speranza anche per me… di maturare un po’! 😉 Ad ogni modo, più o meno quando “devo” capire che il mio anticipo “è stato” ignorato? Ossia: quanto aspetto prima di capire che c’è qualcosa che non funziona? … Bè! Io intanto incrocio le dita e spero almeno di terminarlo! 😉
    <3!!!

  9. Bé,forse ho un po esagerato a scrivere “Leggendaria”.
    Domanda; quando hai ricevuta la “famosa”telefonata all’inizio hai pensato che fosse uno scherzo telefonico o a un sogno?

  10. @Chiara97: Bè, è meglio che io non pensi alle facce dei prof se dovessero vedere un mio libro in vendita. Magari non pensano nemmeno che sia io… pensano a un omonimo!!!! Ha ha! Comunque di certo continuare il tuo lavoro ti farà (anche questo) maturare un po’.
    Per la domanda che mi fai… non so, dipende. Di certo non si tratta di aspettare solo due mesi… ma diciamo così: quando ti scocci di aspettare puoi provare a mandare a qualcun altro. Se si tratta del tuo primo libro non puoi permetterti di aspettare secoli perchè qualcuno lo valuti. Parere mio, come sempre…

    @Dragologo: sono rimasta interdetta qualche secondo. E poi quando ho riagganciato mi sono chiesta: ma è accaduto davvero? Per il resto… non vorrei deludervi/ti, ma è stata una telefonata normale! Anche perchè era possibilista e non ancora una certezza!!!

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