Storie Postprandiali n.7

Uhm, in attesa di potervi dare notizie precise circa le prossime uscite… rimettendo a posto sulla scrivania ho ritrovato la raccolta dei “post-pranzo con mal di stomaco” e mi sono messa a sfogliarli… non so bene perché dovrebbero interessarvi, ma ho deciso che, di cotali scritti, quest’oggi presenterò alle vostre regali signorie una terrificante prova di ciò che poteva talvolta accompagnare quella che, in anni universitari, chiamavamo imprudentemente ‘pausa pranzo’.

Se avete già sbirciato le altre, in passato, potete anche fuggire per tempo! Altrimenti se continuate lo farete a vostro rischio… perché state per scoprire qui cosa significava condurre in mia compagnia l’orrido pasto (la citazione è dantesca, se non erro, ma vi rassicuro che, sebbene il cibo non fosse granché, non era dello stesso tipo che il Sommo fece ingurgitare a Ugolino). Troverete infatti a seguire l’unico esempio di poesia di cui io mi sia resa, ohimé, colpevole.

E capirete perché ne parli in cotali termini soltanto… leggendolo.

Bè, insomma, il poetare non mi s’addice e, a mia ulteriore scusante, vorrei addurre il fatto che l’anno era davvero molto caldo e che il mio cervello stava probabilmente andando in pressione per eccesso di dati… ma ecco dunque l’aulica prova:

 ***

Titolo: Ode al Bombo

[versi decisamente liberi]

Ivi eravam sedute

Lì sulla scalinata fuor della Facoltà

Quando bombo volante avvicinossi

A un palo senza indicazioni

Orfano e solo (il palo e pure il bombo).

Zuzzurellò (oh, meravigliosa onomatopea) un poco lì intorno

Attratto da maionnaise, tonno et pomodoro

Prosciutto cotto et sottile fontina

Peperoni et mozzarella.

Infine sorvolocci in tutta calma

Librandosi verso d’aria il condizionator,

orgoglio della Facoltà (il condizionatore, non il bombo).

Appoggiossi e osservocci, orben,

Con l’occhio torbo e vuoto.

Fece minaccioso bzzz con l’ale

Ed il volo tosto riprese

Deciso a toccar le nostre teste tese

Prendendole per piste d’atterraggio.

Appesantito dal pasto poco saggio,

Mancocci allor,

E, comprese in orride urla di terror,

Sollevammo in corsa i nostri fondi

Dagli scalini tondi (mica vero, ma faceva rima)

E fuggimmo oltre l’auto parcheggiate

Ove Gino, Pino e Catullo (tre passeri per nulla solitari)

Banchettavan solerti al sole brullo.

Triste e ancor più solitario,

In preda a un dolore ereditario,

Il bombo in alto si levò, ronzante,

Al sol guardò e tosto si decise.

Ora il condizionator più non funziona

Né gocciola incessante ad ogni ora.

Un esanime bombo gigante,

Quasi un elefante,

Giace spiaccicato tra le pale

E un grido di acuto dolor

Giunge lieve dalla stanza:

Che caldo! Che afa!

 ***

Sigh… come avrete notato il soggetto è tragico (ma ben poco aulico), le licenze poetiche (per nulla poetiche) abbondano, le rime (tutte pessime) scarseggiano e i risultati ancora di più. I commenti interni riportati tra prentesi sono coevi con l’opera.

Non so ancora per quale ragione io abbia voluto pubblicarlo qui, ma, siamo sinceri, è già tanto se…

…il mio orrendo poetar

v’ha indotto a sogghignar…

😉

19 risposte a “Storie Postprandiali n.7”

  1. ..sììì!! Io ero quella del peperone e mozzarella! Chissà che fa di bello la progenie dei passerotti (non credo che Catullo sia ancora tra noi..con quello che gli davamo da mangiare..).

    Sono commuossa 😉

  2. Splendida! XD Immagino tu sia sulla buona strada per eclissare con la tua ombra il Pascoli! Il Leopardi, invece, lo hai già eclissato (odio quell’uomo u.u). La scelta del tema, pregno di drammatici significati, è decisamente sublime.
    Un’unica obiezione: il Bombo. Con quante parole può far rima? Rombo.. lombo.. no, non me ne vengono in mente altre (anche se sicuramente ce ne sono).
    Comunque io consiglio di inserire un siffatto componimento nel prossimo fantasy (ormai la canzone popolare elfica/profetica è una moda, quasi un obbligo, e questo componimento é MOLTO meglio di altri).
    A presto Miki!

  3. Trovo questo componimento, direi… singolare!Ma anche simpatico(tranne la fine del povero bombo)!
    Mi è piaciuto molto, perciò andrò a rileggere le altre Storie Postprandiali, ma non credo che diventerò così ➡ 😈 !!

  4. si devo dire la verità ho riso… 😀
    wow 6 anche poetessa!!! in se per se non è male sai???

  5. Ahahah, bellissima… 😀

    Eppoi il bombo è assai aulico, lo usa anche la Dickinson. 😉

  6. @Aramis: Dici che Catullo (il nostro, ovviamente) sia volato nei pascoli del cielo…? Nostra causa? Oh, per la miseria… ma no, secondo me Gino, Pino e Catullo avevano stomaci di ferro! E comunque, altrimenti, oltre all’Ing. Morte si può scrivere qualcosa sul passeraceo defunto che perseguita i nuovi studenti di ingegneria perchè in realtà ce l’ha con noi che l’abbiamo ucciso per troppa bontade nel fornire cibarie… ehm…

    @Mimmi: vuoi dire che potrei concorrere con ‘e la mucca saltò sulla luna’? Ma nooooo…! 😉 Rime con bombo? Vediamo… piombo, colombo, lombo, palombo, rimbombo, rombo, soccombo, strapiombo… non me ne vengono altre…

    @Betty: bè, la fine è consona con la vita degli insetti in facoltà… 😉 e poi che volete farci, ho una vena drammatica!

    @Giada&Valberici: Eh, sì, una bella risata (poeticissima) accomoda la giornata (ops… ho fatto di nuovo rima)! 😀

  7. Mah..io non sono mica sicura..ho dei ricordi della schiacciata della Iolanda, quella con le polpette di patate..ci mettevo un giorno per mangiarla tutta. E poi un altro giorno per iniziare a digerirla.
    Il motivo della mia recidività? Era molto buona, con ingredienti genuini quali: crocchette di patate, moolta maionese, frammenti di insalata come alibi, il tutto avvolto nella schiacciata vagamente unta.
    Credo che almeno Gino abbia avuto l’opportunità di nutrirsene..o forse era Pino?? Sono un’affaffina!

    PS: un venerdì estivo devo passare di lì..mi è venuta una certa voglia di schiacciata.. 😉

  8. miki hai visto è più forte di te!! 😀

  9. @Aramis: Tu sì, ma io non mi rifornivo lì per il cibo… io frequentavo il pericolosissimo bar della facoltà (prima che lo rinnovassero e gli dessero una spetto umano). La mia scelta era limitata e, se ci fosse stata la maionese (ma ovviamente non c’era mai) non sarebbe stato prudente prenderla, a meno di non volersi suicidare pur di non dare un esame, perchè non si sapeva da quanto tempo quiesceva dietro il vetro… 😀 Lì mi rifornivo di schiacciatine dure come il cemento o, a scelta, di quelle con grani di sale grossi come iceberg…
    Comunque io ho la digestione di un carro armato, più o meno. credo che avrei digerito rapidamente anche la famosa schiacciata iperfarcita… 😉 In ogni caso la digestione lenta dovrebbe averti fatto bene, no? Così hai potuto giovarti di tutte le sostenze iper-nutritive della iper-schiacciata!!!
    PS: affaffina…? Ma mentre parli, di’ la verità, non è che hai una crocchetta di patate in bocca?

    @Giada: ehehe!

  10. Bella poesia Miki 😀
    Povero Bombo 😦

  11. ‘Bella’ magari no… ma povero bombo sì! 😉

  12. mi piace tantissimo la fine!! devo dire ke questa vena poetica mi piacerebbe vederla adottare dalla mia prof, invece di quelle noiosissime poesie di 150 (e piu) anni fa!!
    “e fu così ke la scrittrice si rivelò poetessa…”

  13. Ora…

    …poteva una che vede un giorno una timida apetta e ne compone un poema cavalleresco sul bombo rimanere un’algida ingegnera ???

    No!

    Infatti ora fa la ROMANZIERA 😀 😀 😀 !!!

  14. Timida apetta?
    Noo, era un vero bombo che bazzicava in cerca di avventura, o cibo..magari era timido, non si è presentato quindi suppongo non lo sapremo mai.. 🙂

  15. @Suxsusy: Eh, vabbè, dai… ti pare che in classe uno possa far studiare robe simili? Oddio, mi ricordo ancora la cagnetta del Parini con orrore, però da lì a chiamare la mia ‘poesia’ per davvero ce ne corre 😉

    @Incantatore&Aramis: Olallà… ma erro o ache voi, messere, favellate in rima? Scherzi a parte… Aramis ha ragione, era un bombo vero e proprio e come dico nel carme ben poco cavalleresco di cui sopra, era simile a un elefante(!). Per altro avrebbe col suo ronzio potuto fare pure il baritono… quindi capirai perché noi, novelle quasi ingenere(ma ben poco algide col caldo che faceva) siamo state messe in fuga, oè… ne andava della pellaccia! E del panino che volevamo appunto mangiare. 😀

  16. che carina la tua opera! mi piace tanto. povero bombo spiaccicato al suolo.XD

  17. ehm… nel condizionatore… che così più non funziona! 😉

  18. hey!!!!
    è da un pò che non ci si sente!!!!
    prima di leggere codesto scritto ero un pò giù di corda ma dopo aver assaporato la poesia, tra un pò morivo dalle risate!!!!!!!!!!XDXDXD
    la trovo fantastica( e da questo si può dedurre quanto io non sia normale!), mi è piaciuta un sacco anche se il finale è un poco tragico( povero bombo gigante. sigh!).
    davvero straordinario come tu riesca a trasformare in copolavoro il più piccolo particolare della vita quotidiana!
    TI PREGO SCRIVINE ANCORA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    baci, ciao

  19. Se tu sei matta (!) figurati io che l’ho scritta!!!!!!!
    Momenti di follia quotidiana… comunque sta qui apposta per farvi ridere! 😀

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