…questo è il problema! Troppo amletica?
Bè, se avete letto anche vecchi articoli dell’anno passato, saprete già che non mi piacciono le distinzioni dei libri per età, almeno in linea di principio. Per me, infatti, un libro o è un buon libro o non lo è e questo definirà il suo tipo di lettori.
Ovviamente sulla definizione di ‘buon libro’ potremmo discutere per secoli, perché una gran parte della questione fa capo ai gusti personali dei lettori, quindi lasciamo perdere… e torniamo a noi! Il punto è… cosa fa considerare un libro di argomento fantastico da adulti piuttosto che da ragazzi, a parte l’ovvio? Ve lo siete mai chiesto? Bè, come lettore, anch’io non me lo ero mai chiesto tanto in dettaglio, non prima di mettermi a scrivere. Ma il punto è che, ultimamente, chiacchierando con qualcuno, mi sono trovata a dover spiegare in che consisteva secondo me questa differenza (!) e mi è venuto in mente che forse poteva esserci un modo di provare quello che sostenevo con qualche esempio. Insomma, secondo voi cos’è, in realtà, che distingue fattivamente un libro fantastico per adulti da uno per ragazzi e cosa distingue entrambi da un libro per bambini?
Elementare Watson, direte. Perché, certo, l’argomento fa la sua gran parte! Ci sono argomenti che sono pesanti per dei ragazzi! E poi… le parolone! Quelle sono davvero insopportabili nei libri per ragazzi! Alcuni sosterranno anche la lunghezza, altri la complessità della trama. Quanto all’approfondimento, bè, c’è chi sostiene che i libri per adulti devono essere meno approfonditi perché gli adulti le cose sono in grado di capirle da soli… estrapolandole da un testo assai più scarno.
Dal mio punto di vista tutto ciò è vero se ci si ferma all’ovvio e non lo è, almeno non al 100%, se si analizza in dettaglio la questione. Perché per me è proprio l’approfondimento che crea la distinzione tra fantastico per adulti, per ragazzi e… per bambini.
Ma vediamo una cosa alla volta. Se consideriamo l’argomento farò un esempio per tutti… gli ultimi Harry Potter non hanno affrontato argomenti così tanto ‘da ragazzi’ eppure sono stati capaci di parlare proprio a loro di temi importanti e ‘pesanti’, andando subito al punto; cosa di non poco conto. Se poi questo esempio non vi basta, allora dirò che quanto agli argomenti, anche le più classiche fiabe avevano soggetti per lo più orribili e che addirittura, secondo alcuni esperti, quelle che noi oggi leggiamo ai bambini, erano storie ‘figlie’ di tremendi fatti che potremmo relegare nella cronaca nera dei cosiddetti bei tempi andati. Insomma, genitori che tentano più volte di abbandonare i figli nel bosco, streghe bruciate nei forni da bambini, Barbablu… o persino le suocere che tentano di uccidere le nuore mentre il bel principe loro figlio è via, in guerra. Deduzione: l’argomento può essere una discriminante effettiva, ma è il modo di raccontare l’argomento, per quanto difficile, che fa la vera differenza tra la storia per bambini, ragazzi e adulti. E del modo fa parte l’approfondimento.
Se avete un po’ di pazienza vorrei passare ad un Esempio Pratico e considerare insieme a voi un racconto fantastico per bambini: la fiaba. Ne prenderò una che ho ritrovato in un vecchio libro, una semplice… Pinto Smalto. Non so se la conoscete, ma racconta la storia della giovane Betta, che si rifiutava di prendere marito. Alla fine ne impasta uno tutta da sola, ma il giovanotto le viene rubato da una regina e lei si mette alla sua ricerca…
L’argomento è apparentemente semplicissimo e persino surrealmente buffo. Bene, per vedere come è trattato, vi riporto un pezzettino della fiaba:
“[Betta] Decise di cercarlo a mezzo dei soliti banditori, ma non si presentò nessuno a restituirglielo e allora fece proposito di andarlo a cercare per tutto il mondo, travestita da poverella. Cominciò a camminare e, dopo qualche mese, arrivò a casa di una buona vecchia…”, in Pinto Smalto (novella tratta dal Pentamerone del Basile) nella raccolta E vissero felici e contenti, curata da G. Poggiani; Mondadori.
Bene. Ecco la tradizionale fiaba per bambini, qui ci sono passaggi logici molto semplificati. La lingua non è proprio moderna, ma fa parte del racconto. Ora, cosa accade? Il bel neo-marito è scomparso e, dato che nessuno glielo restituisce, Betta decide di cercarlo. Comincia a camminare e poi, visto che, per giove, il viaggio è noioso, bè… si passa al successivo evento rilevante. Arriva dalla buona vecchietta che l’aiuterà a ritrovarlo.
Ottimo e naturale. Come in tutte le fiabe anche qui si tenta di spiegare al bambino che ascolta concetti astratti come il giusto o l’ingiusto, con fatti e comportamenti nettamente delineati. Il buono è buono e (salvo il caso della Bestia o di Re Becco di Corvo e pochi altri) bello. Il cattivo è brutto e perfido. Qui il bel Pinto Smalto è un po’ sempliciotto, ma d’altronde ha appena aperto gli occhi sulla vita e non ne conosce le malizie… Alla fine, come immaginate, Betta ritrova il suo amato marito e tutti sono felici e contenti.
Quindi quel che si può dire è che molto spesso (anche se non sempre) nelle fiabe si indica in modo semplice e simbolico cosa accade agli imprudenti, ai superficiali, agli ingiusti o agli sciocchi e, perché i bimbi comprendano subito, gli si parla di streghe cattive, orchi e mostri. Si cerca di far capire loro che chi si comporta bene ha un premio e chi è crudele ha una punizione. Ora, anche se negli ultimi anni molte fiabe sono state ‘alleggerite’ rispetto agli originali (Cappuccetto Rosso fu cambiata dagli stessi Grimm e adesso spesso la nonna non viene neppure più mangiata dal lupo ma, ho notato pochi giorni fa in una libreria, anche la Piccola Fiammiferaia ormai è stata alleggerita), molti concetti sono e restano crudi. Perché sono il primo incontro dei bambini con alcune cose difficili da capire.
Ora, mettetevi nei panni dello scrittore e pensate di voler raccontare lo stesso Pinto Smalto a un pubblico di ragazzi e non di bambini. Bè, prima di tutto bisognerà considerare che il povero Pinto Smalto nella fiaba viene un po’ trattato come un pacchetto. Fatto come un panino, smarrito e poi ritrovato, vien portato via e neppure protesta… in secondo luogo Betta parte e se ne va in giro per il mondo a casaccio per mesi. Bè, qui ci saranno un bel po’ di domande a cui rispondere, perché, giustamente, i ragazzi si faranno delle domande, leggendo. Uhm… una fanciulla sola; ci sarà da presumere che avrà le sue avventure e disavventure, incontrerà persone e vedrà luoghi che prima non aveva mai visto e qui e là correrà anche dei pericoli. E così, anche se non ci si dilungherà molto sul viaggio, bisognerà pensare a dire qualcosa in proposito. Qualcosa più di: ‘Cominciò a camminare e, dopo qualche mese, arrivò a casa di una buona vecchia’. E magari dovremo anche a fornire qualcosa che la povera Betta possa inseguire… qualche traccia. I bambini forse no, ma i ragazzi di oggi sanno che il mondo è grande, fin troppo grande per cercare a caso… questo provocherà quindi una espansione naturale della storia e dei personaggi.
E qui già poniamo l’attenzione sulla lunghezza. Un racconto per ragazzi dovrà già avere una complessità maggiore rispetto alla fiaba, quindi anche una lunghezza maggiore.
Ma andiamo avanti e pensate ora di voler raccontare la stessa storia in versione per adulti. Lo so, ho preso una fiaba assurda, ma non sarebbe la prima volta che qualcuno pensa di scrivere una fiaba in versione moderna, pensate a Cenerentola. A parte gli ovvi adattamenti, quindi, le prime cose a dover crescere sarebbero i dettagli e gli approfondimenti. Sull’ambiente ma anche sui personaggi. Bello o brutto, una volta selezionato il soggetto di base, cosa accadrà? Il racconto lieviterà ancora, e proprio in senso letterale. Infatti c’è un tempo per tutto e, spesso, quello che per i ragazzi è immediato e non ha bisogno di spiegazione, il guizzo fantastico o impossibile, la trasformazione o la magia, per un adulto ha necessità di motivazioni e di seguire una qualche forma di razionalità. Non è un difetto. È un modo più accurato di ragionare. Diventando adulti le conoscenze si moltiplicano e le domande a cui chi scrive deve rispondere sono molto più ad hoc. Perché un lettore adulto di fantasy non può prescindere dall’attendibilità interna del racconto che legge…
Quindi, anche restando sul soggetto di quella vecchia fiaba un po’ ridicola, si dovrà parlare in modo più accurato di qualcosa; qualche esempio? La straordinarietà dell’operazione di Betta, che riesce a ‘costruirsi da sola il marito’, la sua presunzione nel decidere di farlo, il tradimento di Pinto Smalto, la sua ingenuità ma anche la sua curiosità nei confronti del mondo; l’egoismo della regina che lo rapisce e lo circuisce per vanità… e poi le difficoltà del viaggio di Betta, la stanchezza e la sua tristezza. Il perché si sia messa a cercarlo invece di impastarne semplicemente un altro. L’amore che la spinge a farlo, magari non semplice come ci piace sempre pensarlo. Mille cose, insomma. In una parola, il personaggio e l’ambiente stesso dovranno essere scavati per poter porre adeguate fondamenta alla storia.
Per farlo servirà spazio, che piaccia o meno, ma in questo ambito anche il linguaggio creerà un netto divario tra lettori adulti e lettori giovani. Ok. I paroloni eccessivi sono sbagliati nei libri per ragazzi, ma troppa semplicità infastidisce… un libro che si fa dominare dalle parole troppo semplici è un libro per bimbi piccoli o un libro terribilmente appiattito. E l’appiattimento lo renderà simile, alla fine, a mille altri libri… Altrettanto ovvio che un libro molto complesso per impianto narrativo, per temi e per linguaggio, anche se la storia è di ambientazione fantastica, sarà automaticamente un libro rivolto agli adulti. Anche quando non ha pretese di opera d’arte.
In definitiva, allora, mi sento proprio di concludere che è l’approfondimento a fare la differenza e non posso essere d’accordo con chi dice il contrario. Certo, un lettore adulto certi passaggi logici sarà in grado di farli da solo, l’autore non deve compiere per lui l’esegesi del suo stesso testo, ma il lettore pretenderà molta più attenzione, molta più introspezione e capacità di osservazione (diretta e indiretta) all’interno di quelle pagine. E, in alcuni casi, indicare la via per quelle conclusioni è necessario, soprattutto in ambito fantasy perché quando si lascia libera la fantasia, le conclusioni a cui si può giungere dallo stesso punto di partenza sono e saranno anche diversissime.
Il punto quindi sarà sempre quanto approfondire e come! Perché farlo non significa solo aggiungere descrizioni di paesaggi o analizzare l’abbigliamento dei personaggi e i mezzi con cui si muovono. L’interiorità dei personaggi e la loro storia è parte integrante e fondante, è la ragione per cui sceglieranno questo o quello, per cui si innamoreranno di uno o un altro… viaggi e disavventure opereranno su di loro cambiamenti che devono appartenere anche al lettore. Perché quei personaggi vanno valutati insieme al complesso, l’ambiente, i coprotagonisti ecc, tutto insieme. Il che porta a confini sempre più sfumati e difficili da distinguere sia tra bene e male sia tra giusto e sbagliato.
Perché nella realtà nulla è così netto come la distinzione tra bianco e nero. E questo distingue una volta per tutte il libro per adulti da quello per ragazzi.
Fatto salvo poi che, se è sufficientemente accurato, anche un libro per ragazzi, meno sfumato, magari, ma divertente può essere una lettura rilassante per chiunque.
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